«Padova come il Nord Europa» Il sogno sostenibile del presidente

Social housing: progetti dedicati a coppie giovani e single che fanno fatica a trovare alloggi nel mercato perché senza garanzie adeguate 
Elvira Scigliano

l’intervista

Si scrive case popolari, si legge futuro per tutti: case per le famiglie giovani e per i single, per chi è troppo “ricco” per le case popolari e troppo “povero” per il mercato libero. È il Social housing: riqualificare vecchi edifici abbandonati per ridargli nuova vita. «È un progetto che a me piace tantissimo e oggi ha un valore economico molto importante, con una prospettiva temporale nuova: l’edilizia popolare ha puntato sempre sulla casa per chi è in difficoltà, un target sociale che ha bisogno dell’aiuto pubblico», spiega Tiberio Businaro, presidente Ater. «È giusto, ma in questo modo anche l’Ater avrà sempre bisogno di aiuto pubblico: i canoni di affitto sono in media 120 euro a famiglia, ma noi spendiamo per ogni appartamento – come costi di gestione mensili – 160 euro. La mia idea è di andare ad intercettare quella fascia grigia della popolazione e realizzare per loro edifici in classe energetica “A” che potrebbero affittare o riscattare. Parliamo di persone che potrebbero pagare un affitto, ma magari non hanno abbastanza garanzie per accedere ai finanziamenti bancari». In Nord Europa è una prassi consolidata e sta prendendo piede pure in Trentino: «Anche in questo caso le graduatorie le farebbero i Comuni e gli affittuari potrebbero scegliere se rimanere in affitto o riscattare l’alloggio. Ma la cosa più interessante è che riqualificheremmo gli edifici abbandonati». Un sogno che ha le ali, ma anche i piedi piantati a terra: «Ho già una trentina di accordi con i Comuni: vecchie scuole o sedi istituzionali che le istituzioni ci cedono gratuitamente o con diritto di superficie. Siamo pronti a partire a Baone, Vò, Cadoneghe, San Giorgio delle Pertiche, Cartura, Casale di Scodosia. Parliamo di un progetto pilota di circa 60 alloggi, ogni appartamento ci costerà un terzo in meno: 100 mila euro invece di 150 mila euro». Un’idea sostenibile che viaggia su due binari: «Rinunciare a costruire nuovi edifici, riqualificando l’esistente», sottolinea Businaro, «e automantenerci. L’unica strada per un futuro edilizio è quella di demolire per ricostruire e l’unico percorso attuabile per l’autonomia economica dell’ente è ragionare sulla residenza sostenibile, che non ha bisogno del pubblico». —



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