Padova, il virus uccide il fondatore di Cib Unigas

Alice Ferretti / PADOVA
Ha lottato fino all’ultimo, come era solito fare. Poi un peggioramento repentino che non gli ha lasciato scampo. L’ingegner Claudio Pancolini, 80 anni, imprenditore di successo, fondatore della Cib Unigas di Campodarsego, si è spento venerdì pomeriggio in un letto della terapia intensiva dell’Azienda Ospedaliera. Sotto la sua guida Cib Unigas è diventata un multinazionale attiva nella produzione di bruciatori per caldaie a gas con 200 collaboratori, un valore di produzione di oltre 40 milioni di euro e sedi in Russia, Cina e Regno Unito.
Pancolini era ricoverato ormai da tre settimane. «Aveva un po’ di febbre e respirava male. Sottoposto al tampone è risultato positivo al coronavirus», racconta provato il figlio Filippo. «Inizialmente era in reparto poi si è aggravato. A un certo punto sembrava quasi andasse meglio ma da martedì ha avuto un tracollo improvviso che ha costretto i medici a intubarlo fino al tragico epilogo». Un fulmine a ciel sereno per la moglie Maria Rosa, i figli Filippo e Riccardo e i sei adorati nipotini.
Claudio infatti non soffriva di alcuna patologia ed era un uomo ancora molto attivo. «Veniva ancora in azienda ogni giorno. Appoggiava la sua giacca in ufficio e cominciava a lavorare. Era interessato soprattutto alla parte tecnica», continua il figlio. «Mio padre è stato sempre una persona molto attiva. L’ultima maratona l’aveva fatta a 67 anni. Era uno sportivo, per molti anni aveva praticato canottaggio a livello agonistico. Tuttora era in forma sia dal punto di vista fisico che mentale».
Dove abbia contratto il virus non è facile stabilirlo. «Forse in azienda, dove abbiamo avuto un paio di casi, oppure uscendo di casa nell’ultimo periodo».
Claudio Pancolini, originario di Cremona, viveva a Cadoneghe. Era un giovane ingegnere di talento quando nel 1972 fondò la Cib Unigas, prima impresa completamente dedicata alla realizzazione di bruciatori di elevata qualità. «Un uomo molto dedito al lavoro, era la sua passione. Lo stile aziendale rispecchia il suo carattere, deciso, da imprenditore, ma allo stesso tempo buono e generoso. A livello umano era molto vicino alle persone, attento agli altri e attivo con diverse associazioni nel sociale».
La famiglia aveva un grande spazio nella sua vita. «Era legatissimo a noi e ancor di più ai suoi nipoti. Amante del verde aveva avuto l’idea di piantare un albero in azienda per ogni nipote», aggiunge il figlio. «Leggeva molto ed era interessato a quello che succedeva intorno a lui. Gli piaceva capire le cose in profondità».
Le ultime settimane per la famiglia Pancolini sono state durissime. «Inizialmente riuscivamo a sentirlo al telefono poi i contatti si sono interrotti. La cosa terribile di questo virus è che non puoi accompagnare le persone care. Inizialmente cercava di tenere alto il morale a noi con qualche battuta. Non credo pensasse di morire ma immagino fosse spaventato». L’addio all’ingegner Pancolini si terrà in forma privata tra qualche giorno. «Il suo desiderio era quello di riposare a Cremona. Vedremo se sarà possibile». —
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