Padova, ristoranti e bar a picco: fatturato giù fino al 70%. Ma è boom della bellezza

PADOVA.«I bar perdono il 70% del fatturato, gli incassi colano a picco rispetto all’anno scorso, c’è un impoverimento economico generale e paura di tornare a frequentare i locali da parte della clientela».
Filippo Segato, segretario Appe, legge il bilancio della prima settimana di apertura dopo il lockdown. Se da una parte ha riaperto il 90% dei bar di città e provincia (ovvero 1300 in provincia e 450 in città), dall’altra i clienti sono diminuiti del 50% rispetto all’inizio dell’epidemia e gli incassi ne risentono: le perdite spaziano tra il 50 e il 70%, a seconda della tipologia del locale: malissimo nelle zone uffici, male nei centri storici.
Appena meglio per i ristoranti: «Serrande su per l’80% dei ristoratori (quindi un migliaio di cui 350 in città) con meno 60% di fatturato rispetto all’anno precedente» rivela Segato «i clienti sono concentrati nel fine settimana, mentre sono quasi assenti negli altri giorni, tanto che molti ristoranti nella Fase 2 aprono solo nel weekend». In generale – sempre secondo i dati Appe – si parla di perdite globali (dunque bar, ristoranti e pizzerie) di circa 1 milione di euro al giorno. E resta il grave problema delle discoteche ancora chiuse e a fatturato zero. la bellezza vola

Tutt’altra aria per i saloni di bellezza. Confartigianato Impresa fa sapere che per l’intera settimana il 90% dei saloni ha registrato il tutto esaurito, sia per gli acconciatori che per i centri estetici. Per tutto il periodo di apertura le richieste hanno coperto l’intera disponibilità e per soddisfarle tutte ci vorrà tempo, questo perché i protocolli impongono un numero inferiore di clienti rispetto alla normalità e bisogna tener conto dei necessari tempi per l’igiene delle postazioni e degli strumenti. Oltre il 90% dei clienti inoltre ha accolto senza lamentele le misure anti Covid, rivelandosi scrupoloso nell’adeguarsi alle nuove modalità.
«I saloni hanno potuto soddisfare solo la metà dei clienti giornalieri rispetto alla situazione pre Covid» spiega Ennio Mazzon, presidente del settore Acconciatura ed Estetica di Confartigianato «si vedrà nei prossimi mesi se questi numeri permetteranno di far fronte alle spese fisse, dando così futuro agli oltre 2200 saloni che operano tra città e provincia». Ammonta infatti a 26 milioni di euro la perdita del settore durante le chiusre: il 26,5% del fatturato annuo. Fatti i debiti scongiuri, tira un respiro di sollievo il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin: «Per certi versi le cose sono andate meglio del previsto».

Il “previsto” erano emorragie del 70%, invece la moda ha tenuto. «Nel comparto moda» conferma Riccardo Capitanio, presidente Federmoda Ascom «la settimana è stata quasi in linea con il pari periodo dell’anno scorso. Bene in particolare i negozi che hanno lavorato con i social anche nel periodo di blocco totale. Tuttavia, dalle nostre rilevazioni emergono vendite quasi esclusivamente sull’estivo, il che significa che la stagione primaverile è praticamente persa». Brutte notizie invece per il settore cerimonia: tutto rinviato al 2021. Altre categorie rilevate da Ascom sono elettrodomestici-elettronica: il settore non ha mai chiuso, ma in questa prima settimana ha fatto meglio della stessa settimana del 2019. Cresce soprattutto la richiesta dei climatizzatori: le famiglie temono di dover rinunciare alle vacanze e corrono ai ripari. Mentre gli ambulanti raggiungono il 99% di aperture nei mercati ma con un 40% di flusso di clienti in meno e un meno 70% di incassi. Infine arredamento mobili: stesso numero di visitatori rispetto al mese di febbraio. Più contenuta, ma solo nell’ordine del 10%, la chiusura dei contratti.
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