«Nessuna vendetta e dubbi sullo stupro»: scarcerazione confermata per l’indagato
Ancora incertezze sulla ricostruzione di quanto successo a metà aprile in via Palestro a Padova. Il pm ha chiesto una consulenza sulla credibilità della vittima. Il presunto colpevole fa ricorso sull’espulsione, ma continua a negare violenza sessuale e rapimento

Stupro e sequestro di persona in zona Palestro a Padova, la procura fa un passo indietro e chiede una consulenza per stabilire la credibilità della vittima. Che le versioni fossero così tanto diverse tra loro da alimentare solo dubbi, era chiaro fin dagli esordi della vicenda.
Tanto che il gip Beatrice Alcaro aveva subito ordinato la scarcerazione del kosovaro di 36 anni Diar Bytyki, indagato per stupro e sequestro di persona. Chiedendo ulteriori accertamenti sulle versioni di vittima e carnefice (che restano tutt’ora presunti, fino a una condanna defiintiva).
Da un lato la donna, che aveva denunciato di essere stata rapita e stuprata lo scorso aprile, alludendo a una possibile «vendetta mediata» dall’ex compagno. Dall’altra la versione di lui, che aveva raccontato di quel colpo di fulmine alla fermata dei bus di via Due Palazzi appena uscito dal carcere: sarebbe stato arrestato due giorni dopo e riportato dietro alle sbarre.
Dopo un interrogatorio in casa circondariale il gip aveva deciso di scarcerare l’indagato, sia pure con un più lieve obbligo di dimora a Padova e il divieto di avvicinamento alla vittima. Non ci sono le esigenze cautelari per il carcere: mai trovata la pistola con la quale la donna sarebbe stata minacciata, non ci sarebbero lividi sul suo corpo e infine non ci sarebbe il rischio di reiterazione del reato perché la signora è in una struttura protetta. Così il gip ha rispedito al mittente la richiesta del carcere sollecitata dal pm Benedetto Roberti che aveva condiviso il fermo di polizia giudiziaria.
Decisione impugnata nelle scorse settimane dalla Procura, che ha portato la vicenda al Tribunale del riesame ritenendo quella misura alternativa troppo lieve. Ricorso respinto: il 36enne, che ora si trova in Kosovo dopo l’ordine di espulsione firmato dal questore Marco Odorisio, resta almeno formalmente a piede libero. Nel frattempo, però, proprio per fare luce sulla vicenda, il pubblico ministero ha disposto una consulenza medica mirata a stabilire l’effettiva credibilità della presunta vittima.
La donna di 37 anni avrebbe alle spalle un passato di violenze domestiche. Alla polizia aveva spiegato di essere stata minacciata con una pistola dal kosovaro, e così spinta al rapporto sessuale non consensuale. Il tutto, secondo quanto ha raccontato durante la denuncia, per una sospetta vendetta dell’ex compagno.
Una versione che cozza con quanto raccontato dall’uomo, alla luce anche dei filmati di sorveglianza cittadina che li hanno ripresi in atteggiamenti amichevoli durante alcune passeggiate in centro ore prima del presunto rapimento e stupro. A dimostrazione della consensualità del rapporto, l’indagato ha anche esibito i messaggi scambiati con la presunta vittima, testi dal tenore tutt’altro che minaccioso. Sulla scia dei nuovi accertamenti, il pm Roberti ha anche disposto una consulenza sui informatica sul cellulare della donna per vagliare i contatti del giorno prima.
Per quanto riguarda Bytyki, difeso dalla penalista trevigiana Alessandra Nava, è ora in Kosovo: il legale ha fatto ricorso contro l’ordine di espulsione, ed è ora in attesa del verdetto del giudice.
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