Padova Tre, con Elios Park un fardello da mezzo milione

MONSELICE. Nel 2015 Padova Tre ha pagato 150 mila euro per accaparrarsi il 50% delle quote di Elios Park, di cui già deteneva l’altro 50%. Con l’intero capitale sociale, la multiutility dei rifiuti - oggi in liquidazione - si è pure accollata oltre mezzo milione di debiti. Il tutto a fronte di un bilancio di Elios Park che segna un utile di tremila euro. E oggi il Comune di Monselice - nel cui territorio sorgono i due capannoni di Elios Park - chiede, a spese di Padova Tre ovviamente, la bonifica dell’amianto.
Non serve un genio della matematica per intuire che di vantaggioso questa operazione non ha portato nulla, se non un aggravio della sua già drammatica situazione, a Padova Tre la quale, vale la pena ricordarlo, ha vissuto con i quattrini pagati dai cittadini con le bollette dei rifiuti.
Per iniziare: cosa fa Elios Park? Praticamente nulla. Era nata come una delle tante spin off di Padova Tre sotto la guida di Stefano Chinaglia, Simone Borile e Egidio Vanzetto (che di Elios Park è stato presidente). C’era un progetto per realizzare una sorta di grande mercato dei prodotti a chilometro 0. Non si è mai visto. L’unica cosa fatta dal 2012 a oggi è l’installazione di pannelli solari sui due capannoni. O meglio, due vecchi depositi agricoli in mezzo alla campagna monselicense. Quindi: perché Padova Tre nel febbraio del 2015 sente la necessità impellente di acquisire tutte le quote di Elios Park? La società dei rifiuti versava già in pessime acque, tant’è che la “bomba” dei trenta milioni di buco (per cui sono da mesi in corso le indagini della Guardia di finanza) esplode pochi mesi più tardi, a luglio, quando viene presentato il bilancio all’assemblea dei sindaci del Consorzio Padova Sud, controllore di Padova Tre.
L’operazione, ora, è sotto la lente dei legali del Consorzio al lavoro sulle azioni di responsabilità verso Chinaglia e Borile. L’attenzione è focalizzata su un passaggio dell’atto notarile con cui Padova Tre ha acquisito le quote dai soci Egidio Ricciardi, Antonio Casotto, Roberto Dalla Riva, Eddie Albertin, e Ethan spa. Oltre ai 150 mila euro pagati ai suddetti, infatti, Padova Tre si era obbligata a ottenere in favore dei soggetti cedenti la liberazione dalle fideiussioni rilasciate in favore di Banca Monte dei Paschi a garanzia di un finanziamento del 2012. Padova Tre si era quindi obbligata a prestare in favore della banca una apposita fideiussione. In un parere legale ottenuto già a luglio 2016, l’avvocato Federico Casa rilevava: «Se il presidente di Padova Tre (Chinaglia) ha liberato i cedenti o ha concesso una fideiussione alla banca, ha esorbitato dai suoi poteri e sarebbe obbligato a risarcire il danno patito dalla società». Il parere dice anche che se il valore pagato per le quote non era congruo (non c’è stata alcuna perizia) ne risponderebbero con Chinaglia anche Borile e Vanzetto.
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