Padre Comboniano accusato di essersi intascato 89 mila euro

PADOVA. Da vittima a indagato. Una inchiesta viene archiviata e una seconda è conclusa con le prove ormai raccolte e un processo all’orizzonte.
Mario Citterio, 60 anni, originario della provincia di Como, padre comboniano in città (la sede è in via Giovanni da Verdara), è stato indagato dal sostituto procuratore Federica Baccaglini per appropriazione indebita aggravata. In qualità di economo della Casa del Collegio delle Missioni Africane si è intascato di 89 mila euro.
Cosa ne ha fato di quei soldi? Non si sa. La procura per avvalorare le sue tesi accusatorie si è avvalsa di una consulenza del dottor Pampaloni: è emerso che il denaro esce senza pezze giustificative e che quindi, Citterio, avrebbe violato i suoi doveri di ministro di culto.
Alcune settimane fa a Citterio è stato notificato l’atto di chiusura delle indagini preliminari e quindi ora il magistrato si appresta a chiederne il rinvio a giudizio. L’ammanco dalle casse dell’ente benefico si è verificato dal 2010 al 2013. Nel gennaio del 2015 c’era stata una querela in tal senso di padre Luigi Codianni, sempre dei Comboniani.
Le cose iniziano a mettersi male per il padre Comboniano all’indomani della tentata rapina subita il 16 gennaio 2014 quando venne colpito con due fendenti all'addome sull'argine a Pontevigodarzere.
Si pensava ad una esplosione di violenza incontrollata ma con l'avanzare delle indagini è venuta a galla una realtà che nessuno immaginava e che lui stesso ha fatto di tutto per tenere nascosta. Anche alla polizia. Ai poliziotti della Mobile aveva raccontato di essere stato aggredito molte ore prima, nel pomeriggio. Dopo aver camminato a lungo aveva raccontato di essere stato affrontato da due individui. Un corpo a corpo improvviso.
Nessuna parola da parte degli aggressori. Due coltellate all'addome e il furto del marsupio che portava a tracolla: 150 euro rubati più gli effetti personali. Tuttavia, fin da subito, erano sembrate strane quelle sette ore di vuoto tra la colluttazione e il ricovero in ospedale. Aveva raccontato anche che gli avevano rubato il telefono cellulare.
Ed è questo il primo particolare che ha insospettito gli investigatori. I poliziotti si sono resi conto che il telefonino che doveva essere stato rubato, in realtà si trovava in ospedale a Padova, proprio dove Citterio era ricoverato. Incalzato sul punto, il comboniano si era giustificato dicendo che di telefoni ne aveva più d'uno.
È venuto a galla il rapporto molto stretto che il comboniano aveva con due donne nomadi che risiedono in un campo della provincia: contatti frequenti, incontri, telefonate, scambi di favori. L’ammanco di denaro è legato alla presenza delle nomadi? La rapina che ha subito è stata archiviata, anche per molte sue omissioni, che hanno portato ad indagare su di lui.
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