Padre Ugo Sartorio punta su Scola «Ha tutti i requisiti»

Ieri si è messa in moto la macchina del conclave, l’extra omnes è stato dichiarato e il mondo ha già gli occhi puntati sul camino a decifrare il colore del fumo. Anche Padova si interroga sul pontefice che uscirà dalla Sistina ed esprime auspici sul Papa che verrà.
Padre Ugo Sartorio, direttore de Il Messaggero di Sant’Antonio. «Confesso che sono partigiano nell’auspicio sulla scelta del cardinale che il conclave in corso porterà al soglio pontificio. C’è bisogno di un pontefice intelligente e generoso, che sappia coniugare fede e ragione, teologicamente preparato e autorevole, con una visione d’assieme in linea con le proposte e gli orientamenti di Benedetto XVI. Angelo Scola, attuale vescovo di Milano, già patriarca di Venezia ha questi requisiti. E’ stato, fino ad un anno, fa Gran Cancelliere della Facoltà Teologica del Triveneto ed è membro dell’Arciconfraternita del Santo».
Padre Enzo Poiana, rettore della comunità dei frati del Santo. «Ecco un cardinale che potrebbe diventare Papa: il card. Ranjith, Arcivescovo di Colombo. Ha fatto la gavetta: cappellano, parroco della parrocchia di sant'Antonio nell'Arcidiocesi di Colombo, vescovo ausiliare di Colombo, primo vescovo di Ratnapura. Ha lavorato nella Congregazione di Propaganda Fide ai tempi del card. Crescenzio Sepe; Nunzio Apostolico in Indonesia, Segretario della Congregazione del Culto, amato Arcivescovo di Colombo, poliglotta, francescano nel cuore e nello stile di vita, in amicizia con Benedetto XVI, 65 anni, amante della Tradizione, ma non del tradizionalismo, uomo che conosce la Curia romana. Ordinato prete da Paolo VI, vescovo da Giovanni Paolo II e creato cardinale da Benedetto XVI».
Gianni Berno, primo presidente del’Arca del Santo: «Ho speranza che il nuovo Papa raccolga quella sfida che con grande coraggio ha posto Benedetto XVI° sacrificando se stesso e ponendo con determinazione il primato di una Chiesa che sappia ritrovare se stessa ripartendo dalle radici di autenticità, sobrietà, verità, coerenza. Questo vale per tutti i credenti, che però hanno bisogno di modelli a cui ispirarsi, da cui trarre forza e motivazione».
Monsignor Roberto Tommasi, preside della Facoltà Teologica del Triveneto. Tommasi dice che più che basarsi sulla differenza di cultura e formazione tra cardinali di lungo corso e giovani emergenti, fra promesse o presunzioni di tradizione e voglia di innovazione, si deve auspicare la scelta di un uomo che incarni la più antica funzione del papato che è quella di promuovere il dialogo tra comunità cattoliche. Oggi la fede in Cristo si è estesa anche a comunità lontane: Sudamerica, Africa, Estremo Oriente. Il cattolicesimo nella sua universalità presenta una maggior carica attrattiva rispetto all’organizzazione ortodossa che è acefala o al protestantesimo. C’è un Papa che offre un alveo a tutti i fedeli del mondo, che dà orientamento, che favorisce i rapporti, che chiarisce ogni aggiornamento di cui la Chiesa ha bisogno per mantenersi in sintonia con una società che cambia.
Don Dante Carraro, direttore del Cuamm: «Il Papa che vorremmo è un Papa scalzo, straniero, un Papa con i poveri. Lo vorremmo noi che dedichiamo ogni giorno della nostra vita alla realtà meravigliosa e terribile del continente africano, ai bambini che hanno bisogno di pane, alle donne malate che chiedono di essere guarite. Gli aiuti arrivano al vertice della piramide, ma spesso si perdono quando si punta alla base. Le leggi del mercato fanno rimbalzare gli aiuti chissà dove, inquinano la carità. Un Papa attento, un Papa umile e generoso può aiutarci nelle scelte, può dare ancora più forza a quella passione che ci spinge a tendere la mano ai poveri del mondo”.
Graziano Debellini concentra la sua opinione in un interrogativo. «Chissà se qualcuno si è accorto di padre Bergoglio, un umile cardinale argentino?».
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