Pantano, dalla maxi inchiesta alle assoluzioni «Intercettazioni non usabili e prescrizione»

IL DOSSIER
Da un lato è passato troppo tempo da quei fatti indicati come reati; dall’altro una serie di violazioni formali (di diritto non di merito) hanno viziato l’acquisizione delle prove. Così, in sintesi, le motivazioni della sentenza della Corte d’appello sull’inchiesta Pantano depositata nei giorni scorsi, giustifica la raffica di assoluzioni, a oltre sei anni dall’avvio delle verifiche investigative. Verifiche coordinate dalla procura di Padova su quella fitta rete di relazioni tra pubblici amministratori, dipendenti degli enti locali e imprenditori talmente vischiosa da giustificare la denominazione dell’indagine con il termine “Pantano”. Indagine che avrebbe scoperchiato un sistema di turbativa d’asta e corruzione con favori e regalie in cambio di gare d’appalto o affidamenti diretti, coinvolgendo Provincia e Comune di Padova, Ater di Padova e di Venezia. Fondamentali erano state le confessioni dei tre imprenditori (finiti in carcere) Andrea Caporello, Manuel Marcon e Roberto Unizzi. Ma non è bastato. E dopo pesanti condanne in primo grado, tutto si è concluso in appello con 7 assoluzioni nel merito, 8 per intervenuta prescrizione e una condanna confermata ma ridotta. Perché? Prescrizione e inutilizzabilità delle intercettazioni hanno spazzato via gran parte del lavoro investigativo.
Decisive nell’inchiesta erano state le intercettazioni telefoniche svolte nell’ambito di un altro procedimento penale. Il nodo: essendo state autorizzate per “provare” altri reati, quelle intercettazioni non potevano essere usate in un diverso contesto investigativo. Quanto alla prescrizione (ovvero è passato troppo tempo perché un reato possa ancora essere perseguito) «i reati ipotizzati sono stati commessi tra il 2010 e il giugno-agosto 2012...» si legge nelle motivazioni. Per tutti i reati il termine della prescrizione è stato calcolato in 7 anni e 6 mesi, termine scattato tra il giugno 2018 al giugno 2019.
Una delle figure chiave è stato l’architetto padovano Aldo Luciano Marcon, 70 anni, direttore dell’Ater di Venezia e di Padova, assolto in parte nel merito, in parte per prescrizione dai reati di turbativa d’asta e corruzione. «Inutilizzabili le intercettazioni telefoniche... in assenza di tali elementi probatori deve ritenersi impossibile la dimostrazione dell’accordo collusivo» scrivono i giudici con riferimento ad alcune accuse. Manuel Marcon lo aveva tirato in campo e i giudici spiegano che «l’esistenza di rapporti privilegiati con i correi è emersa pure altrimenti». Il riferimento è all’ex parlamentare del centrodestra Filippo Ascierto «al quale Marcon assicura a prezzi di favore lavori da parte di imprenditori di fiducia (Manuel Marcon e Unizzi)». Ascierto è stato assolto per prescrizione dall’accusa di truffa per aver gonfiato fatture dell’onlus Andromeda rimborsate dal Comune. L’ente aveva pagato ad Andromeda il transennamento di un’area per organizzare una festa contro lo spaccio: «Sono emerse evidenti difficoltà dell’Ascierto di pagare gli imprenditori per i lavori eseguiti nella sua villa di Montegrotto... Manuel Marcon su istigazione di Ascierto ha predisposto un preventivo non veritiero e ha ottenuto il pagamento di una fattura senza correlazione con la prestazione, inducendo il Comune in errore» si legge. E così il contributo comunale di 2 mila euro versati per il noleggio delle transenne finiscono nei lavori di casa. Assoluzione nel merito, invece, per aver usato 15 mila euro del bilancio Andromeda sempre per i lavori in villa.
Assolto il manager Mario Bonin, 73 anni di Curtarolo, non un personaggio qualunque, già presidente di Sil srl, acronimo di Società Italiana Lining, la più grande società di servizio d'Italia, diretta e coordinata da Acegas-Aps. I giudici escludono che fosse «un anello di congiunzione tra imprenditori e soggetti pubblici, non risulta alcuna sua intromissione».
L’unica condanna rimasta in piedi (più che dimezzata) è quella del tenente colonnello dell’Esercito Roberto Lasalvia, 56enne di Padova, sanzionato con un anno e sei mesi (in primo grado 3 anni e 5 mesi): la responsabilità è provata per due contestazioni. «Le imputazioni riguardano i rapporti tra l’ufficiale e l’impresario Andrea Caporello... Ricorrenti anche le figure dell’artigiano Manuel Marcon (Thermoidraulica srl) e di Roberto Unizzi (Costruzioni Giorg srl)...». Era Lasalvia a gestire gare d’appalto o l’affidamento di lavori per interventi di manutenzione in immobili militari: «Significativa la costante presenza della ditta di Caporello nelle procedure di assegnazione... Sono stati accertati regali, donativi e prestazioni gratuite del Caporello nei confronti del Lasalvia che a giudizio del tribunale rappresentavano una forma di retribuzione dei favoritismi accordati (il riferimento è al viaggio in Turchia di Lasalvia e famiglia, lavori nella sua abitazione o della suocera in Slovenia)... favoritismi riconosciuti dall’imputato che sostiene di averli pagati». «Si ritiene violato il principio di imparzialità... Quanto al reato di corruzione, i rapporti tra il pubblico ufficiale e Caporello consentivano al Lasalvia di assicurare un trattamento di costante favore al Caporello... che quest’ultimo riteneva di compensare con regali e prestazioni gratuiti».Tra i difensori i penalisti Giovanni Chiello, Emanuele Fragasso, Pietro Caffa e Matteo Cavatton. —
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