Parco produttivo, sette anni di passivo

MONTAGNANA. Il Parco produttivo del Fiumicello è morto. Nell’assemblea dello scorso 17 dicembre i soci della Stu (Società di trasformazione urbana), nata nel 2007 per proporre interventi di trasformazione urbana ed edilizia nell’area del casello autostradale di Santa Margherita d’Adige, hanno decretato l’autofallimento del Parco. Soci del Parco sono stati sin dalla nascita i Comuni di Megliadino San Fidenzio, Megliadino San Vitale, Santa Margherita D’Adige e Montagnana, Provincia di Padova, Camera di Commercio e Consorzio Zip. Presieduta dall’ex sindaco montagnanese Giuseppe Mossa, oggi ai vertici del Cvs, la Stu è stata guidata nell’ultimo anno da Daniela Bordin, sindaco di Megliadino San Fidenzio.
La morte del Parco è tutt’altro che indolore: la società si lascia alle spalle un bilancio (non approvato) con 1,53 milioni di euro di perdite e soprattutto oltre 10 milioni di debiti verso le banche. Sin dalla nascita questa società ha fatto registrare segni meno: su sette bilanci, solo uno è stato approvato in positivo.
Il Parco, nel 2007, era partito con un risultato d’esercizio di – 20.500 euro, con il “rosso” cresciuto fino a – 62.711 euro l’anno dopo, a – 115.055 nel 2009 e a – 155.396 l’anno dopo ancora. Nel 2011 c’è l’unico bilancio positivo (5.367 euro), con la caduta inesorabile dell’ultimo biennio: 2012 chiuso a – 61.512 euro e 2013 addirittura con un negativo di 1.525.226 euro.
Oltre ai bilanci negativi non si possono trascurare i debiti con le banche: 2,7 milioni nel 2008, 4,36 l’anno dopo, 7 milioni nel 2010 e trend indebitatorio lievitato fino ai 7,8 milioni nel 2012, 8,5 nel 2013 e agli oltre 10 milioni dell’ultimo anno (9 dei quali con Banca Popolare). Nei sette anni di attività il Parco Fiumicello, pur con tutte le difficoltà evidenziate da questi numeri, ha cercato di conseguire il proprio obiettivo principale, ossia trasformare 500 mila metri quadrati (ma con la previsione di raddoppiare e, addirittura, di arrivare a 2,5 milioni) tra Montagnana e Santa Margherita d’Adige in una piattaforma di sviluppo industriale e commerciale. A giugno 2011 era stata inaugurata l’area industriale di Santa Margherita, 250 mila metri quadri dotati di tutti i sottoservizi e delle opere di urbanizzazione, ma da allora non è stato venduto alcun lotto. Nell’ultimo anno non è stato redatto nemmeno un preliminare di vendita: l’area industriale santamargheritense, fino al 2010 una distesa di rigogliosi frutteti, è ora uno scatolone vuoto e probabilmente lo rimarrà per anni. Tentativi di salvare questo carrozzone pesantissimo ne sono stati fatti: agli ultimi, però, non ci ha creduto più nessuno.
Nel 2013 è stato proposto un aumento di capitale, fatto naufragare dai “no” di Montagnana, Provincia e Camera di Commercio. A gennaio 2014 era avvenuta anche un’iniezione di liquidità grazie alla Zip e negli ultimi mesi di vita della Stu sono stati ridotti i costi di gestione. Prendere il morto per i capelli non è bastato e così il 4 luglio scorso, visto che parte dei soci non ha ravvisato il requisito fondamentale della continuità aziendale, il bilancio non è stato approvato. Durante l’estate l’assemblea dei soci aveva optato, come ultima chance di rinascita, per la liquidazione volontaria della società, processo che serve e a rendere “liquido” il patrimonio sociale residuo, a distribuire tale patrimonio tra i soci e a cancellare la società dal Registro delle Imprese. Il liquidatore della società, il dottor Francesco Sorgato di Padova – visto il bilancio 2013, le note dei revisori del collegio sindacale e gli annuali 400 mila euro di interessi passivi dalle banche – ha tuttavia proposto all’assemblea dei soci istanza di autofallimento, presentata e accolta il 17 dicembre. Che eredità lascia ora il defunto Parco? La società si ritrova con un patrimonio di 10 milioni di euro, tali dunque da coprire i debiti con le banche: il valore è tuttavia frutto di una perizia e dovrà essere confermato dal mercato, che in realtà ad oggi non pare offrire grandi prospettive. Ogni socio, Comuni in primis, ha poi investito e probabilmente perso più di qualche euro pubblico: Montagnana, ad esempio, difficilmente rivedrà gli 85 mila euro di capitale e i 320 mila euro che ancora deve ricevere dalla vendita alla società di un terreno. A leccarsi i baffi, a quanto pare, c’è solo Santa Margherita d’Adige, che oggi si ritrova con una vasta area completamente urbanizzata, anche se poco appetibile nonostante l’apertura della Valdastico Sud. Una zona industriale in decadimento già prima di nascere, che probabilmente rimarrà per molti anni a monito dei futuri amministratori che vorranno rischiare risorse pubbliche in nuove speculazioni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova