Partito da Monselice il successo dei Puffi di peluche

L’imprenditore Nazzareno Tolone ebbe per primo da Pejo i diritti per la produzione dei pupazzetti delle creature azzurre
Nazzareno Tolone con un peluche dei Puffi
Nazzareno Tolone con un peluche dei Puffi

A Monselice il papà dei Puffi di peluche

MONSELICE. Passano gli anni ma il successo è sempre garantito. Lo testimoniano i botteghini: il loro nuovo film, poche settimane fa, è stato il più visto in Italia. Il ritorno dei Puffi sul grande schermo, a cinquantanove anni dalla loro nascita, ha rallegrato la Pasqua di molti bambini e famiglie. Tra questi c’è anche Nazzareno Tolone, 84 anni, storico imprenditore monselicense.

Non è andato al cinema, ma vedere le locandine della nuova pellicola dedicata ai simpatici esserini blu ha riacceso un ricordo vecchio di quarant’anni: è stato proprio Tolone, negli anni Settanta, a produrre i primi gadget in Italia dedicati ai Puffi. Peluche, nello specifico, che hanno contribuito a costruire la fortuna di questi personaggi anche nella nostra penisola. «Fu direttamente Pierre Culliford a concederci la licenza d’immagine per l’Italia» ricorda ancora nitidamente Tolone, un po’il padre dei Puffi in Italia «Io ero all’inizio della mia carriera imprenditoriale. Sono nato in Istria ma mi sono trasferito giovane a Monselice. Avevo appreso i segreti del settore da un’azienda leader di Palazzolo sull’Oglio e volevo puntare sul mondo dei peluche, che secondo me erano il futuro rispetto alle normali bambole. Mandai mio figlio, giovanissimo, in Belgio a trattare con Culliford. Fu l’unizio della nostra vera fortuna».

Nazzareno Tolone con un peluche dei Puffi
Nazzareno Tolone con un peluche dei Puffi

Il fumettista belga scomparso nel 1992, in arte Peyo, è stato il creatore dei Puffi. Tolone aveva capito la potenza di quei personaggi, che nei primi anni 60 avevano debuttato in Italia grazie al “Corriere dei piccoli” ma che divennero famosi solo nei primi anni 80 con le serie animate e le arcinote colonne sonore. «Producevamo 4 mila pezzi al giorno» ricordano Nazzareno e Anita, la moglie che l’ha accompagnato anche nell’arco di tutta la sua carriera imprenditoriale «I nostri Puffi erano venduti in Italia e commercializzati anche all’estero. Quasi tutta la produzione della Germania era nostra». La richiesta, alimentata dal successo di Grande Puffo e compagni, era tale che persino recuperare tutto il tessuto necessario era diventata un’impresa: «Siamo finiti ad importare il materiale addirittura da Israele» continua Tolone, che ha continuato a produrre i Puffi per quasi quattro anni «La licenza era nostra, dunque chiunque volesse produrre un Puffo doveva chiederci il permesso e pagare».

«Quanto ho guadagnato con i Puffi? Assè! », confida l’imprenditore con un’espressione marcatamente veneta. L’esclusiva concessa da Culliford, seppur durata appena qualche anno, ha permesso a Tolone di mettere in piedi un’azienda che, nel pieno dell’attività, raggiungeva i venti operai fissi e soprattutto dava da lavorare a decine di donne di Monselice: «Ho dato occupazione a molte famiglie della città. Le donne lavoravano a cottimo. Cucivano le nostre bambole, che erano pregiati prodotti artigianali. Oltre ai Puffi, il mio più grande successo è stato l’Orso Paffuto. Era un peluche composto da ben 32 pezzi. Per anni ne abbiamo prodotti almeno duemila esemplari al giorno».
Alle gioie e ai successi, peraltro legate anche alla fortuna di un settore – quello dei “bambolari” – che a Monselice ha trovato per anni terreno fertile, Nazzareno e Anita affiancano anche il ricordo di ostacoli e limiti: «Quante multe abbiamo preso per il lavoro delle donne monselicensi! Avremmo dovuto assumerle tutte, ma a quei tempi era impossibile. Negli ultimi anni abbiamo dovuto fare i conti con la concorrenza dei produttori cinesi, e lì la storia della nostra azienda, intesa come produttrice di peluche, è terminata».
Dopo quarant’anni, i Puffi sono ritornati: «Quando abbiamo visto la pubblicità del film, abbiamo pensato che se fossimo stati negli anni Settanta ora saremmo in fabbrica a produrre tanti peluche azzurri per accontentare il mercato. I Puffi avranno sempre un posto nel nostro cuore».
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