Pema, in 20 senza stipendio da quattro mesi

PIAZZOLA SUL BRENTA. Una ventina di lavoratori della Pema snc di Piazzola sul Brenta sono senza stipendio da quattro mesi. Nel mirino della Cisl, per la grave situazione che è venuta a crearsi, i consulenti del lavoro e l’Inps: «Da settimane una ventina di famiglie vive con l'acqua alla gola» dice il sindacalista della Fim Andrea Bonato, «è una situazione inaccettabile. Ora chiederemo che venga aperta un’indagine: vogliamo capire chi non ha fatto fino in fondo il suo dovere per garantire i 720 euro mensili che spettano ai cassaintegrati della Pema». Non usa mezzi termini Bonato, che dichiara: «Sono arrabbiato col sistema: per colpa di uno dei due consulenti del lavoro, o di entrambi o dell'Inps, la situazione è quella di un paese in cui tutti se ne lavano le mani. C'è un gioco di rimpalli continui e a farne le spese sono come sempre i lavoratori».
Il 6 aprile dello scorso anno la Pema ha presentato l'istanza di concordato preventivo; pochi mesi fa, l'11 febbraio, l'azienda di Piazzola sul Brenta ha dichiarato il fallimento: «È quindi intervenuto il sindacato a questo punto» ricorda Bonato, «che si è speso perché gli oltre 30 lavoratori potessero beneficiare della cassa integrazione straordinaria. Dal 21 marzo, inoltre, attraverso l'affitto di ramo di azienda, è nata una nuova azienda che ha riassorbito 16 figure professionali. Il restante dei dipedenti in questi quattro mesi non ha ricevuto quanto concordato in sede fallimentare. I consulenti del lavoro – quello che si occupava della vecchia proprietà e quello nominato dal curatore fallimentare – assicurano di aver proceduto correttamente, ma qui i conti non tornano. L'Inps, inoltre, interpellata la scorsa settimana, aveva assicurato che in questi giorni gli stipendi sarebbero stati erogati, ma lunedì ha informato via messaggio i lavoratori che mancherebbero dei moduli. È inaccettabile: dopo quattro mesi di stop non si può dire manchi ancora qualcosa. I lavoratori più deboli ci rimettono due volte» accusa il sindacalista, «chi ha fatto un prestito per pagare la lavatrice o la macchina per andare al lavoro, per colpa di questi fallimenti non può avere l'anticipo sociale. Un operaio, solo pochi giorni fa, ha minacciato di darsi fuoco. Ci sono lavoratori che vogliono rinunciare alla cassa integrazione per avere la mobilità che arriva in due mesi anziché sei. Qui sta saltando tutto». L’estate, insomma, si conferma calda e non solo da un punto di vista delle temperature. Per i lavoratori della Pema, come per molti altri, purtroppo, non sarà un Ferragosto sereno quello che sta arrivando.
Silvia Bergamin
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