«Perito elettronico stagista? Vai a lavare i pavimenti»

Padova, le associazioni degli studenti: «L’idea è buona ma spesso applicata male. Si toglie lavoro a chi ne avrebbe bisogno»
19/11/2015 Rotterdam, studenti metalmeccanici degli istituti Albeda e Zadkine collaborano con le officine nella zona del porto di Rotterdam. Un nuovo rapporto dice che gli operai specializzati come falegnami, elettricisti e idraulici sono sempre più scarsi. RDM Rotterdam è la vetrina di innovazione della zona del porto di Rotterdam, dove la tecnologia è resa visibile in modo attraente attraverso la sinergia di imprese, università, istrusione e ricerca.
19/11/2015 Rotterdam, studenti metalmeccanici degli istituti Albeda e Zadkine collaborano con le officine nella zona del porto di Rotterdam. Un nuovo rapporto dice che gli operai specializzati come falegnami, elettricisti e idraulici sono sempre più scarsi. RDM Rotterdam è la vetrina di innovazione della zona del porto di Rotterdam, dove la tecnologia è resa visibile in modo attraente attraverso la sinergia di imprese, università, istrusione e ricerca.

PADOVA. I ragazzi ancora in formazione degli istituti professionali si ritrovano a lavorare sottopagati o, più spesso, completamente gratis, i laureati ripiegano su occupazioni alternative pur di portare a casa qualcosa e chi lavora nel proprio settore, in molti casi, viene contrattualizzato nei modi più fantasiosi.

Di tutele non parliamone proprio, appartengono semplicemente a un’altra generazione.

Il mondo del lavoro ai giovani sta sempre più stretto, e questo si sa. Ma a fare i conti con un mercato esigente e ingrato, ormai, si comincia sempre prima. Dall’entrata in vigore della legge 107, la cosiddetta “Buona Scuola”, anche i ragazzi delle superiori sperimentano un periodo di lavoro in azienda: un’esperienza molto utile, tanto che in Veneto esisteva già e con buoni risultati.

Ma l’allargamento a tutti gli indirizzi (non solo professionali) ha comportato, secondo le associazioni studentesche, molta disorganizzazione e attività che si configurano più come lavoro gratis che come opportunità di formazione.

Critiche molto severe sono già emerse sulla stampa nazionale per quanto riguarda il sud Italia, ma il Nordest non appare immune a fenomeni che gli studenti definiscono, senza giri di parole, di puro e semplice sfruttamento.

Qualche esempio. «Un ragazzo di Padova, che sulla carta è un perito elettronico, è stato mandato in azienda per fare il magazziniere e lavare i pavimenti» accusa Riccardo Polimeni, del Fronte della Gioventù Comunista di Padova.

Caso isolato?

Tutt’altro: «Un istituto turistico nel Padovano e uno linguistico nel Veronese» continua Polimeni «hanno stretto un accordo con Trenitalia: i ragazzi stanno in piedi sei ore, gratis, per dare informazioni a chi deve fare il biglietto. Un altro studente che conosco, che studia a Treviso, è stato mandato a lavorare a Venezia, senza alcun rimborso spese. Mi sembra evidente che le scuole non riescono a fornire un’esperienza che sia realmente formativa e, al contempo, tutelata come dovrebbe. Anzi, siamo pericolosamente vicini al lavoro minorile. Lavoro che peraltro toglie possibilità di impiego a chi di quell’occupazione avrebbe bisogno, se solo fosse retribuita».

Le esperienze negative denunciate dalle associazioni sono numerose e riguardano tutti gli indirizzi di studio, senza eccezioni.

«Una ragazza che studia ragioneria qui a Padova» racconta Anna Grassivaro, della Rete degli Studenti Medi «è finita a sistemare il catalogo di un’azienda semplicemente perché i dipendenti non avevano voglia di farlo. Un’altra studentessa di uno scientifico locale doveva lavorare in un centro estivo: si è trovata a gestire 15 bambini, in un ristorante, completamente sola. Poi è arrivato un altro ragazzo alla prima esperienza, proprio come lei. A Rovigo, invece, una ragazza del classico si è trovata a dover pulire i vetri della Mondadori».

Esperienze, sembrerebbe, non solo poco formative ma anche rischiose, nel momento in cui ad andarci di mezzo sono dei bambini. Eppure, di fondo, la Rete degli Studenti Medi alla riforma sarebbe anche favorevole: «L’alternanza è giustissima» dice Anna Grassivaro «ed è uno strumento molto importante di didattica alternativa. Ma nei fatti non è quello che è stato messo in pratica.

C’è molta disorganizzazione, i ragazzi arrivano nelle aziende senza che nessuno sappia nulla né del loro arrivo né delle mansioni che dovranno svolgere. Tanti devono viaggiare senza alcun rimborso spese. Questa non è certamente una “buona scuola”».

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