Pestato a sangue dal ladro la dura vita dei vigilantes

Un dirigente della Patrol: «Esposti a troppi rischi per una paga bassissima»
Di Enrico Ferro

Ti danno una divisa, una pistola, una macchina e uno stipendio da mille euro al mese. Ti dicono vai e vigila: ferma i ladri, sventa i furti. A volte ci riescono, a volte no. A volte, ancora peggio, si ritrovano a doversi difendere da criminali di mestiere. È la dura vita delle guardie giurate. Non sono poliziotti e nemmeno carabinieri. Non possono chiedere documenti ma devono fermare i ladri. L’altra sera R.S., 35 anni, dipendente della Rangers Vigilanza di Vicenza, agenzia che ha vinto l’appalto a Ikea, ci ha rimesso il setto nasale per fermare uno di questi ladri. «Siamo i più penalizzati e corriamo sempre più rischi» dice Omar Buson, capitano della Patrol Vigilanza, a nome di tutta la categoria.

Picchiato a Ikea

Ciò che è successo lunedì sera a Ikea è la prova tangibile di ciò che può diventare il lavoro di un vigilante. Il trentacinquenne della Rangers vigilanza ha fermato Serghei Bitcha, 46 anni, moldavo. I due già si conoscevano perché Bitcha è uno che ogni tanto ci prova. Ha preso il megastore del mobile di Padova Est come una miniera da saccheggiare. L’ha fatto lo scorso anno e ci ha riprovato lunedì sera. Anche stavolta, esattamente come lo scorso anno, si è trovato davanti il giovane della vigilanza privata. Prima ha tentato di scappare, poi ha aperto la giacca invitando il vigilante a controllare. Ma appena se l’è trovato a tiro gli ha sferrato una testata sul naso. Poi due pugni, un calcione e ancora spintoni per provare ad andarsene. Tutto in mezzo al flusso continuo di clienti. Serghei Bitcha aveva rubato 200 euro tra coltelli, copricuscini e altro materiale da casa. Ha una sfilza di precedenti penali per furto ed era sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora a Mestre. È stato arrestato e sarà processato per direttissima. Il trentacinquenne dei Rangers, invece, è stato portato in pronto soccorso e se n’è uscito con una prognosi di 21 giorni per “trauma facciale con frattura delle ossa nasali, ferita lacera alla mucosa del labbro superiore, contusione ai denti e contusione alla gamba sinistra”.

Le proteste della categoria.

«Le difficoltà nel nostro lavoro sono tante, chi delinque non ha il minimo rispetto. E con il passare del tempo vedo che le cose peggiorano» dice amareggiato Omar Buson, capitano della Patrol Vigilanza che conta 27 guardie tra Padova, Treviso, Verona e Rovigo. «Spesso queste sono persone che entrano e escono dal carcere e che non hanno nulla da perdere». Un lavoro rischioso quello dei vigilanti, che sempre più diventano vittime dell’aggressività dei criminali. «Aggressioni ai nostri danni sono quasi all’ordine del giorno, e purtroppo non siamo tutelati. In primis perché la maggior parte delle volte che usciamo in automobile per servizio siamo soli, non in coppia» continua Buson, che spiega poi come si deve muovere un vigilante quando vede che qualcosa non va. «Bisogna innanzitutto fare una valutazione del rischio. Se è troppo alto bisogna avvertire la centrale e prima di intervenire chiedere rinforzi. Poi ovviamente bisogna chiamare le forze dell’ordine». I vigilanti non hanno le stesse facoltà di polizia e carabinieri e i delinquenti questo lo sanno bene: «Spesso addirittura ci prendono in giro quando ci vedono. E anche quando li fermiamo sanno che non abbiamo, ad esempio, la facoltà di identificarli con la richiesta dei documenti e che dobbiamo attendere l’arrivo delle forze dell’ordine. E loro intanto se la ridono». I vigilanti poi, rispetto a chi è impegnato nell’ambito della pubblica sicurezza, prendono anche uno stipendio nettamente inferiore. «Nonostante il rischio che corriamo sia più alto, visto che ci troviamo soli e con meno potere, prendiamo uno stipendio molto più basso, tra i 1000 e i 1200 euro al mese». Senza parlare delle ritorsioni di chi decide di vendicarsi per essere stato fermato dalle guardie. «Il fatto più grave che ci è accaduto ha riguardato proprio una ritorsione» conclude Buson, «qualcuno ha pensato di lanciare dei sassi contro la nostra auto mentre era il corsa. Il parabrezza si è disintegrato, ma per fortuna i due vigilanti all’interno della vettura non si sono fatti nulla. Certo, sarebbe potuta andare molto peggio».

Enrico Ferro

Alice Ferretti

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova