Pianificavano i furti al bar e giocavano a fare i gangster

Arrestati 12 albanesi, tra cui un minorenne, si erano conosciuti in comunità  da agosto ad oggi sono 50 i furti accertati, ne facevano almeno tre al giorno
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA QUESTURA ARRESTO ALBANESI
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Si vestivano di nero, il colore del crimine, impugnavano un grosso cacciavite che chiamavano “la spada di Skanderbeg”, dove Skanderbeg è il nome del patriota ed eroe nazionale albanese, si dividevano in gruppi da tre, massimo quattro persone, e a colpo sicuro si dirigevano verso le case che avevano scelto di depredare. Sì, avevano scelto, perché prima organizzavano tutto. Ogni giorno verso le 14 si trovavano al bar “Fly” di galleria Tito Livio. È qui che organizzavano la mappa dei furti. Colpivano soprattutto la zona del Bassanello, ma anche altre zone della città. La refurtiva, gioielli d’oro soprattutto, la nascondevano in casa, o lungo l’argine, tra via Goito e via Cavallotti, in posti che chiamavano “al noce” o “all’acqua”, probabilmente per la presenza di piante e di un corso d’acqua, il Bacchiglione. La refurtiva la rivendevano poi ai vari compro oro cittadini, spesso apportando qualche modifica per non renderla riconoscibile. Dall’agosto dello scorso anno hanno compiuto ben 50 furti in città, al ritmo di tre o quattro al giorno. Altrettanti sono in fase di accertamento.


La banda
. Non stiamo parlando di una banda di vecchi criminali esperti, ma di ragazzini, che dopo ogni furto si esaltavano e si esibivano spavaldi, con fare da “gangster”, nei loro profili Facebook. Un gruppo composto da 12 ragazzi, due femmine e dieci maschi, per la maggior parte albanesi, ad eccezione di due giovani stranieri adottati da famiglie italiane, che hanno dai 18 ai 22 anni. Tra questi 12 uno è minorenne, ha 17 anni. Altri 5 sono indagati in stato di libertà. La Squadra Mobile, dopo un’accurata attività d’indagine, coordinata dal Pm Sergio Dini, ieri mattina all’alba li ha arrestati. Sono accusati di associazione a delinquere, ricettazione e riciclaggio. Dieci, compreso il minorenne, sono finiti in carcere, le due ragazze si trovano invece agli arresti domiciliari. Incensurate, il loro compito era quello di vendere i gioielli rubati ai compro oro.


Questi i nomi dei membri del baby sodalizio criminale: Ismail Alshabani, 23 anni, Arjan Arapi, 19 anni, Erision Beqiri, 20 anni, Mateus Delilaj, 20 anni, Kreshnik Gjini, 23 anni Tatiana Angie Ivis, 18 anni, Kristiano Janka, detto Laluc, 19 anni, Sardanjel Lleshaj, 19 anni, Ibrahim Sokoli, 25 anni, Fabion Tuda, 20 anni, Ecaterina Vatanu, 19 anni. Ragazzi giovanissimi, provenienti in gran parte dalla stessa città dell’Albania, Lac. Arrivati in Italia da minorenni, sono stati presi in carico dai servizi sociali e affidati a una comunità per minori fino alla maggiore età. Nel caso specifico i ragazzi provengono dalla comunità “Noi Associazione Famiglie Padovane”, con la quale però non avevano più rapporti da diverso tempo.


Il modus operandi
. Le batterie di predoni, formate da tre, quattro membri, agivano sempre allo stesso modo. Nel periodo invernale sceglievano la fascia oraria che va dalle 17 alle 20, nel periodo estivo prediligevano invece la notte fonda. L’importante era avere il favore del buio. Con la cosiddetta “spada di Skanderberg”, in realtà un grosso cacciavite, forzavano finestre e porte finestre. Una volta in casa bloccavano l’ingresso chiudendo il chiavistello dall’interno o appoggiando un mobile grande e pesante alla porta, per evitare di essere sorpresi sul fatto e per sbarrare la strada ai proprietari, che potevano fare ritorno a casa. Arraffavano quanti più gioielli possibili, poi fuggivano.


Ricettazione e riciclaggio
. I ragazzi non vendevano solo ai compro oro, ma si spostavano anche dalla città per piazzare i gioielli rubati. In più occasioni si sono ad esempio recati a Milano, dove hanno piazzato parte della refurtiva ad alcuni ricettatori di origine Rom. La polizia, scoperto il sodalizio, è riuscita a rintracciare parte dei vari bottini dei furti. Gli agenti della Mobile hanno recuperato quasi un chilo di monili d’oro, in gran parte già restituiti ai legittimi proprietari.


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