Pietro Maso in tv da Costanzo, è polemica

VENEZIA. Ventisei anni non sono bastati a spegnere i riflettori su Pietro Maso. Il figlio-killer di Montecchia di Crosara (Verona), che nel 1991 massacrò con tre amici i genitori, Antonio e Mariarosa, per impadronirsi dell'eredità, torna a far discutere per la sua prima intervista in tv, concessa a Maurizio Costanzo, in onda giovedì 5 ottobre su Canale 5.
Un'operazione che ha scatenato polemiche sul web, con centinaia di utenti a postare commenti al vetriolo sulla pagina Facebook dell'anchorman. Chi bolla gli autori del programma come «sciacalli infami», chi propone di boicottarlo, cambiando canale, altri chiedono di vietarne la visione ai minorenni.
«Sì, adesso facciamolo diventare un divo!», scrive un utente. Pochi quelli che si mostrano incuriositi: «vediamo cos'ha da dire...» azzarda qualcuno, sempre su Fb. «A chi interessa l'intervista di un assassino? Cosa c'è da capire e da approfondire?» gli viene subito risposto sul web.
Nello spoiler, diffuso da Mediaset, Pietro Maso appare conforme all'immagine curata, da rotocalco, che l'ex giovane della "Verona bene" ha sempre voluto dare di sè negli anni. La camicia blu, il volto abbronzato, Maso però non sa dissimulare la tensione davanti alle telecamere. «Sono qui senza corazze e senza maschere», dice nel promo. Poi sul web compare anche un video del backstage: «Per raccontarsi in un'intervista così - dice Maso - ci vuole molta forza e molto coraggio. Bisogna essere sinceri. Penso che i miei genitori mi accompagneranno a essere la persona di oggi, una persona nuova».
La reazione del legale delle sorelle di Maso, Agostino Rigoli, è dura: definisce l'operazione «una miseria», pensata «solo per ottenere mezzo punto in più di share».

Pietro Maso, che uccise la madre e il padre al loro rientro dalla messa, aggredendoli nel buio della villetta di famiglia con una padella e un bloccasterzo, ha scontato in carcere 22 dei 30 anni di carcere che gli sono stati inflitti. È tornato libero nell'aprile 2013, si è sposato e per un po' ha lavorato. Da allora è riuscito a mettere in fila un libro-verità - «Il male ero io» (2013) - un'intervista a «Chi», dove svelava di aver scritto una lettera di pentimento a Papa Francesco e negava di aver ammazzato «per soldi», e annunci strampalati, tipo quello di voler avviare una «comunità di recupero».
Ma non solo: anche una nuova inchiesta giudiziaria, accusato di aver tentato di estorcere denaro alle sorelle. «Mi sono già pentito. Mi sono già pentito di quello che ho fatto e cerco di ricostruire una vita», giura adesso Maso nell'intervista a Costanzo. L'anchorman lo incalza, gli chiede di quando la mamma gli domandò se le voleva bene: «Risposi di sì...risposi di sì...però non era così».
«Era un momento prima dell'"episodio" - prosegue il 46enne veronese - che mi segna per tutta la vita, e avevo alzato tutte le barriere per affrontare il momento. In quel momento mi ero staccato completamente dai miei genitori. Lei l'aveva percepito e mi chiese, appunto, questa frase che riascoltandola oggi mi fa male».
Quanto ci ha pensato a loro?, torna a domandare Costanzo: «Tutti i giorni». Qui l'obiettivo stringe sugli occhi del figlio-killer, che appaiono lucidi. Dietro di lui, nello studio, le foto di Antonio e Mariarosa. Pietro Maso piange. A favor di telecamere.
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