Pontelongo alla prova della svolta Ue

PADOVA. «Un accordo di filiera per valorizzare lo zucchero 100% italiano». A dieci anni dal terremoto che ha ridotto drasticamente i numeri del settore bieticolo-saccarifero nazionale, ovvero la riforma della politica comunitaria (Ocm) zucchero, a Pontelongo resiste uno dei quattro zuccherifici attivi in Italia.
«A fronte di investimenti per circa 65 milioni di euro in dieci anni, di cui gli ultimi quattro stanziati nel 2015, lo stabilimento padovano ha aumentato la sua produzione mantenendo intatti i livelli occupazionali» spiega Claudio Gallerani, presidente di Coprob, la cooperativa produttori bieticoli proprietaria dello stabilimento. «Nel 2006 (primo anno della nuova Ocm zucchero che ha imposto delle quote di produzione a ogni paese, ndr), a Pontelongo venivano prodotte 115 tonnellate di zucchero a campagna» prosegue Gallerani. «Oggi, dopo questi importanti investimenti di efficientamento, siamo a 140-150 tonnellate di zucchero prodotto».
Il problema, in vista del 2017 quando cadranno i vincoli delle quote, è che l’aumento della produzione su Pontelongo è sicuramente frutto degli investimenti di Coprob ma anche di una razionalizzazione che solo in Veneto ha visto sparire gli altri due stabilimenti (Ceggia e Porto Tolle). Su Pontelongo, infatti, afferisce il bacino bieticolo che è stato ribattezzato “Area Nord Po” e che va dai confini delle province di Ferrara e Modena fino a oltre Portogruaro. In tutto, quindi, fanno riferimento allo stabilimento Coprob circa 2mila aziende agricole. Il fatto è che prima che entrasse in vigore la nuova Ocm nel Padovano (secondo i dati Veneto Agricoltura) risultava una superficie coltivata a barbabietola da zucchero di oltre 11.600 ettari contro gli attuali 3.651 ettari. Si tratta, quindi, di un calo del 70%, nel periodo 2005-2015, di superficie coltivata a barbabietola da zucchero. Dopo aver assistito alla distruzione del settore (a livello nazionale la produzione è calata dell’80%) cosa accadrà quando cadranno prima (nel 2017) le barriere sulla produzione e poi, nel 2020, i sussidi per gli agricoltori? Facile pensare che a recitare ulteriormente la parte del leone saranno i colossi stranieri: tedeschi, inglesi, francesi e olandesi, che concentrano il 67% della produzione continentale.
«Lavoreremo per essere ancora più competitivi» ribatte Gallerani. Coprob, in questi sei anni di riforma Ocm, ha mantenuto stabili i circa 100 addetti che sono occupati stabilmente a Pontelongo. «Nel frattempo, il prossimo 10 giugno l’assessore veneto all’Agricoltura Giuseppe Pan, assieme all’omologo della Regione Emilia Romagna e al ministro saranno a Bologna per firmare un accordo per la valorizzazione della filiera 100% zucchero italiano».
In pratica, di fronte alla più che probabile e ulteriore invasione di zucchero straniero sul nostro mercato si cercherà di fare leva sulla “garanzia” del prodotto italiano. Bisognerà, però, fare i conti con i produttori esteri che dirotteranno in Italia i loro surplus produttivi. Per le aziende italiane la competizione si farà decisamente dura. Anche perché, va ricordato, sulla sostenibilità produttiva pesa la variabile prezzo del prodotto. La stessa Coprob, che è leader nazionale, ha chiuso il 2014 con un fatturato in flessione del 23% a fronte di un prezzo dello zucchero scivolato sotto la soglia critica di 400 euro a tonnellata.
Matteo Marian
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