Postino morto, i sindacati «Non è stata una fatalità»

La morte di Davide Carnevali, il postino di 37 anni di Montegrotto schiantatosi lunedì contro un platano a Piacenza d'Adige mentre consegnava la posta, «non può essere considerata una tragica fatalità». Lo sostengono i sindacati Cub Poste, Cobas Poste e Si Cobas Slg in una nota per denunciare che «In Poste si continua a morire».
E che a rischiare di più sono i precari, come Davide Carnevali, sottoposti a ritmi di lavoro e pressioni non sostenibili. «Non accettiamo che l'incidente sia archiviato come una tragica fatalità», scrivono i sindacati, «perché non lo è, come non lo sono migliaia di infortuni, più o meno gravi, che ogni anno si verificano in Poste Italiane». L’anno scorso sono stati 4 quelli gravi in tutta Italia con un morto a Bollate. Secondo i sindacati, l'azienda continua a negare che esista un legame fra infortuni e organizzazione del lavoro.
«I tagli al personale, il conseguente aumento dei carichi e le continue pressioni a cui i postini sono sottoposti», si legge ancora nella nota dei sindacati di base, «sono le cause principali dell'aumento dei ritmi, del conseguente calo dell'attenzione e quindi di maggior rischio di infortuni. Costretta per legge a illustrare le norme a cui i lavoratori devono attenersi per limitare il rischio di infortuni, è la stessa azienda a far pressione sui portalettere per smaltire la corrispondenza, sostituire le unità mancanti con gli abbinamenti così che i postini escano con motorini stracarichi, con lo stress di dover consegnare tutta la corrispondenza nell'orario previsto, e questo aggiunto alle condizioni climatiche diminuisce la soglia di attenzione al traffico e alla strada. E i più ricattabili sono ovviamente i contratti a tempo determinato. Anche per questo non si può accettare che vengano definiti incidenti stradali. Sono infortuni sul lavoro».
Secondo la sindacalista di Cub Poste, Lorenza Favaro la morta di Davide Carnevali è riconducibile a tutti questi fattori. «Era arrivato a marzo, per lui era una zona nuova, ampia da coprire e doveva farlo nei tempi previsti», spiega. «Ogni postino ormai sfora l’orario di almeno 1-2 ore al giorno. Se poi aggiungiamo che le lettere vengono consegnate a giorni alterni anche il mezzo può risultare sovraccaricato di posta».
Lorenza Favaro snocciola anche i numeri del precariato dei portalettere, di cui faceva parte anche Davide. «Hanno contratti medi di 6 mesi, rinnovabili fino ad un totale di 24 e devono lavorare per contratto 36 ore alla settimana. Poi il Decreto Dignità impone una scelta: l’assunzione a tempo indeterminato o l’addio al portalettere. In totale in Italia sono circa 5 mila, su un totale di 35 mila, i postini con contratto a tempo determinato e solo 2 mila vengono poi assunti. Crediamo che questa situazione sia insostenibile e che incidenti come quello di Davide siano la conseguenza di questa emerge da questo scenario».––
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