Presunto Covid al centro estivo di Loreggia, il tampone scomparso che ha tenuto in isolamento 50 persone

In isolamento 50 persone da sabato quando un animatore ha accusato febbre. L’esito è arrivato soltanto dopo la pressione del sindaco sul governatore Zaia

LOREGGIA. Un animatore ha la febbre, sospesi i Centri estivi comunali, 50 persone in isolamento fiduciario perché l’esito del tampone non arriva. La situazione si è sbloccata solo ieri quando, dopo numerose pressioni, è stato comunicato l’esisto negativo. Oggi l’attività estiva, gestita in convenzione dalla cooperativa Jonathan di Piazzola sul Brenta, riprende.

Si sono vissuti giorni drammatici a Loreggia quando un animatore dei Centri estivi comunali, un quattordicenne di Loreggia, sabato ha avuto febbre alta. E così anche domenica. Subito è scattato il protocollo Covid e domenica pomeriggio l’animatore è stato sottoposto a tampone in Pediatria a Camposampiero.

L’esito era atteso per lunedì ma non è arrivato costringendo il sindaco Fabio Bui a sospendere l’attività limitatamente al plesso elementare di Loreggia, frequentato da 22 bambini iscritti e da altri 25 minori della Virtus Agredo Calcio che, in virtù di una convenzione, si aggregano ai Centri estivi al pomeriggio dopo aver frequentato l’attività sportiva mattutina negli impianti della società calcistica.

«Lunedì sera abbiamo cominciato a preoccuparci» dichiara Bui «ma l’esito non è arrivato nemmeno martedì ed è stato tutto un peregrinare tra il medico di base del ragazzo e tutte le attività ospedaliere e a fare pressioni sull’Istituto di Microbiologia dell’Azienda ospedaliera di Padova perché processasse in tempi brevi il tampone. Mercoledì ho chiamato pure il direttore generale dell’Usl 6 Domenico Scibetta e giovedì il presidente del Veneto Luca Zaia».

Nel frattempo sia per i bambini che per gli animatori e gli allenatori è scattata la quarantena. «Il Centro estivo non è stato mai chiuso completamente» spiega Antonella Dorio, presidente e legale rappresentante della cooperativa Jonathan «abbiamo isolato i tre gruppi che potevano avere avuto contatti col presunto contagiato mentre a Loreggiola l’attività è continuata. Su 62 bambini iscritti, sono rimasti a casa in 22; per l’animatore mi accerterò che abbia il via libera del medico di base prima di rientrare».

Non sono mancate le lamentele, soprattutto nei primi giorni. Poi tutti hanno capito che sia dal punto di vista etico-morale che legale come fosse giusto procedere alla sospensione dell’attività per salvaguardare i bambini potenzialmente contagiabili. Mercoledì, viste le lungaggini, c’è stata qualche lamentela in più da parte di chi doveva partire per le vacanze.

«L’esito negativo ci è stato comunicato alle 11.35 di giovedì» afferma la vice sindaco Laura Bastarolo «Quattro giorni per un tampone Covid quando per gli 11 bengalesi scaricati sulla 308 sono bastate tre ore: mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti dei bambini, che non muovono soldi. Invece ci deve essere una corsia preferenziale, una sensibilità diversa. Una nota di merito va alla cooperativa, che ha dovuto gestire le ansie dei genitori e l’isolamento. Forse ci sono stati errori procedurali perché il tempo massimo per un tampone è di 24 ore».

Bui lancia il tema come monito per l’autunno: «Immaginiamoci quante febbri ci saranno a scuola e se ogni volta bisognerà bloccare un intero plesso e attendere il tampone. L’esito deve arrivare immediatamente per la tranquillità dei genitori, delle famiglie, delle amminstrazioni e di chi ha la responsabilità di decidere». 

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