Prima il caporalato nella logistica ora l’evasione Pomaro condannato

Con l’accusa di aver capeggiato un esercito di nuovi schiavi sottopagati che, tramite le coop Easy e Bb, lavoravano nella gestione dei magazzini merci di grosse aziende decise a esternalizzare il servizio, per l’ex capo della logistica nell’Interporto Floriano Pomaro il 27 maggio 2017 era arrivato il carcere, il 3 settembre scorso la condanna a due anni. Ora una nuova condanna a tre anni per un’evasione fiscale da 10 milioni di euro realizzata attraverso il meccanismo che usa le strutture cooperative e il meccanismo della compensazione di crediti Iva sulla carta, di fatto inesistenti.
Le condanne
La pena è stata decisa dal gup padovano Mariella Fino al termine di un giudizio abbreviato che, per legge, impone lo sconto di un terzo. A Pomaro è stata anche applicata l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e altre pene accessorie di tipo interdittivo per tre anni (l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione e l’interdizione dagli uffici direttivi di persone giuridiche). Sono stati condannati in concorso per gli stessi reati Vincenzo Silvestri, 67 anni di Padova (un anno con la sospensione condizionale); Mario Zecchinato, 64enne di Padova (10 mesi e 10 giorni); Marco Baratella, 53enne di San Bellino nel Rodigino (8 mesi e 20 giorni con la condizionale); Giuliano Battistutti, 58enne trevigiano di Carbonera (6 mesi e 10 giorni). Assolto per non aver commesso un’evasione dell’Iva da 651 mila euro Boris Gatto, 48enne di Camposampiero. A difendere gli imputati gli avvocati Federico Ferran e Stefano Malfatti; (solo Gatto) il legale Francesco Campanile.
Le accuse
Tutti e cinque i condannati sono stati ritenuti responsabili (a vario titolo) del reato di dichiarazione fraudolenta per aver evaso un totale di 10.839.908 euro di Iva sfruttando le maglie della normativa che riguarda le cooperative, chi nel ruolo di amministratore di fatto (sempre Pomaro) e chi (gli altri) nelle vesti di legali rappresentanti sulla carta a partire dal maggio 2014. L’evasione si è realizzata ricorrendo alla compensazione di un credito Iva da parte della coop vantato sulla carta, ma di fatto inesistente. Con documentazione falsa (dalle scritture contabili alla dichiarazione che comunica al Fisco il reddito della coop) Pomaro e soci hanno dichiarato un imponibile fittizio dal quale risultava un determinato credito dell’Iva, che non c’era. Un meccanismo applicato attraverso le coop Easy per il triennio dal 2014 al 2016, BB dal 2015 al 2016, infine Moby e MMB Logistics nel 2016. Ed ecco l’evasione scattata con la detrazione indebita dell’imposta. In due casi, invece, l’evasione si è consumata giocando sulla gestione contabile di tre società a responsabilità limitata (Genius, MV Logistics e Ala Logistics) indicando un saldo positivo decisamente inferiore rispetto a quello effettivo e compilando le scritture contabili (dai registri Iva al libro giornale), con importi non veritieri. Da qui anche l’accusa di falso in bilancio. La segnalazione dell’Agenzia delle Entrate era finita sul tavolo del pm Emma Ferrero che, chiusa l’indagine, aveva chiesto il processo per tutti. Ma gli imputati hanno scelto di evitarlo, preferendo il rito alternativo.
L’inchiesta madre
Tutto è nato quando è stato smascherato il cosiddetto “sistema Pomaro” nella logistica: i “facchini”, per lo più di origine bengalese e indiana, per essere assunti dalle coop attive nell’Interporto di Padova nel settore della logistica (movimentazione merci) dovevano pagare in media 1.500 euro, ma alcuni anche 3 o 4 mila, per ottenere un contratto part-time di 3 mesi, poi 500 euro a ogni rinnovo. Dal caporalato alla scoperta dei reati finanziari, il passo è stato breve. —
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