Psicosi per 4 esplosioni ma sono le Acciaierie

Quattro esplosioni nella notte, quattro boati sventrano i recinti dove tutti noi teniamo imprigionate ansie e paure. Qualche anno fa un evento come quello di domenica sera avrebbe generato semplicemente una raffica di telefonate alle centrali operative delle forze dell’ordine. Oggi il mondo dei social aggiunge una terza dimensione che fa da moltiplicatore. Ecco quindi un fluire di ipotesi, tra paura di attentati, presunti colpi ai bancomat, bang supersonici e chi più ne ha più ne metta. Alla fine l’arcano l’hanno scoperto i carabinieri, ben ancorati alla realtà della strada: le esplosioni provenivano dalle Acciaierie Venete di Camin.
L’allarme
Domenica sera, lancette dell’orologio vicine alla mezzanotte, piazze semideserte, gente a casa a smaltire le fatiche del weekend. Un rumore violenta la quiete della città che dorme. Quattro boati in rapida sequenza. I soffitti delle abitazioni sembrano tremare, i muri pure. Le luci delle camere si accendono, la gente si affaccia con il cuore in gola. C’è chi teme addirittura il terremoto. Infatti il “protocollo” di utilizzo dei social è lo stesso. In occasione degli ultimi tragici eventi sismici Facebook e Twitter si sono rivelati utilissimi a reperire informazioni ma l’altra sera hanno contribuito a creare una buona dose di confusione e panico.
Ridda di ipotesi
Irrompe l’ormai ex assessore Alain Luciani: «Ho sentito distintamente tre forti boati in zona Guizza e ricevo decine di segnalazioni in merito. Avete sentito anche voi? Notizie?». Da qui in poi è il delirio. “Temporale”, “terremoto”, “attentato”, “spari”, “esplosione di un bancomat”. C’è chi dice addirittura di aver visto strane scie in cielo poco prima o poco dopo. Un picco di ironia si registra solo quando qualcuno ipotizza i fuochi a mezzanotte sparati dal Pd per festeggiare la caduta del sindaco leghista Massimo Bitonci. Il rumore viene sentito quasi in tutta la città, lo avvertono in modo più netto i residenti di Camin, Terranegra e Forcellini. Lo sentono anche in provincia, specie dalle parti di Ponte San Nicolò, Legnaro e Saonara. Alla centrale operativa dei vigili del fuoco arrivano una decina di telefonate: tutti chiedono notizie, nessuno fornisce indizi specifici. Del fatto vengono interessati anche polizia e carabinieri. Le pattuglie in servizio iniziano a battere la zona per capire cosa sta succedendo. Nel frattempo nell’universo liquido del web continuano a diffondersi in modo esponenziale teorie, ipotesi, testimonianze e tante paure. Dopo circa mezz’ora spunta il cosiddetto “bang supersonico”, il rumore prodotto da un aereo che supera la velocità del suono. L’ipotesi prende piede perché digitando su Google parole chiave tipo “boati” e “cielo” esce l’articolo di un quotidiano locale che spiega come il comune di Sedico (Belluno) abbia informato i suoi cittadini: “Nessun allarme se nei prossimi giorni sentirete boati come bombe nei cieli della Valbelluna. Da oggi per una settimana i cieli della Valbelluna faranno da sfondo ai voli di addestramento del 51° Stormo dell’aeronautica militare dell’aeroporto di Istrana (Treviso)”. Nei siti di informazione locale non compare nessuna sciagura, quindi quella dell’aereo che supera la barriera del suono sembra la tesi più credibile. I boati restano comunque un giallo e le forze dell’ordine sono decise a risolvere il mistero. Ci riescono i carabinieri verso le due di notte. Una gazzella dell’Arma si presenta nello stabilimento delle Acciaierie Venete di via Francia 9. La verità è lì dentro.
Scoperto l’arcano
Spiega l’ingegnere Christian Frelich, responsabile delle Acciaierie: «Gli scoppi sono dovuti al processo di raffreddamento delle scorie dell’acciaio: materiale che viene versato in alcuni contenitori a circa 800 gradi. La massa viene raffreddata con l’acqua ma quando quest’acqua si infiltra all’interno genera bolle d’aria che causano queste esplosioni. Generalmente stiamo molto attenti che non succeda ma ieri sera, evidentemente, si sono infiltrati dei rivoli. Bastano anche solo due o tre litri d’acqua perché si senta un boato enorme. In ogni caso non ci sono problemi per la sicurezza perché l’area è completamente recintata all'interno del capannone». Alle Acciaierie Venete sorridono parlando dell’accaduto. Lì sono abituati a questi rumori. Pare succeda ogni cinque o sei mesi. Solo che stavolta si è sentito più del solito, forse per il vento o forse perché a quell’ora della domenica mancavano i rumori del traffico. «Utilizziamo un sistema per evitarlo» rivela un tecnico dello stabilimento. «Nei contenitori che devono accogliere le scorie creiamo uno strato di materiale già raffreddato, con le fughe per incanalare l’acqua. Ogni tanto però qualcosa non funziona e si sentono questi scoppi».
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