Quattro centri al posto di Lungodegenza

L’Usl 16 ha scelto gli Ospedali di comunità: sostituiranno l’attuale reparto al S.Antonio. Sono 116 i letti destinati ai cronici
Di Sabrina Tomè

Centosedici posti letto distribuiti tra Oic, Altavita Ira, Villa Maria e Craup di Piove di Sacco. Sono le quattro strutture padovane che accoglieranno i pazienti non appena verrà chiuso il reparto di Lungodegenza del Sant’Antonio (28 posti letto a cui si sono aggiunti alcuni mesi fa parte dei 36 provenienti dalla palazzina di Ortopedia; un’altra parte è andata a Piove di Sacco), così come previsto dalle schede ospedaliere della Regione.

È il risultato della gara bandita dall’Usl 16 in vista della riorganizzazione del comparto che doveva scattare all’inizio dei quest’anno. Ma l’attivazione dei letti e la contestuale dismissione del reparto (in cui vengono ricoverati gli anziani, ma non solo, con patologie croniche) è, di fatto, congelata. Due le ragioni: la mancanza di finanziamenti da parte della Regione e il riassetto in corso delle aziende sanitarie territoriali. Il che significa, per le famiglie con anziani a carico, una situazione di grande incertezza.

«Prendiamo atto che è stata fatta la procedura per l’individuazione delle strutture», spiega il neodirettore del Sociale dell’Usl 16 Gino Gumirato, «Quando ci saranno tutte le condizioni, si procederà. I tempi? La seconda parte dell’anno, presumibilmente. Alla data di oggi non ci sono finanziamenti specifici per quei posti letto. Va inoltre detto che tali posti erano stati pensati nelle Usl di riferimento, ma è in corso una riconfigurazione delle aziende che potrebbe comportare uno slittamento dei tempi». E invece, sostiene il consigliere regionale del Pd Claudio Sinigaglia, membro della Commissione sanità, occorre fare molto presto.

«È una riorganizzazione necessaria per far fronte ai tanti ricoveri inopportuni», sottolinea Sinigaglia, «Attualmente ci sono ricoveri che si prolungano troppo nel tempo e, per contro, pazienti che vengono mandati a casa presto salvo essere nuovamente ospedalizzati dopo qualche giorno». La soluzione degli Ospedali di comunità destinati ad accogliere per un periodo limitato di tempo sia i pazienti di Lungodegenza (gli “acuti”) che quelli delle residenzialità, vengono però valutati con prudenza da parte dei sindacati della sanità. Che, tra le altre cose, denunciano il rischio di un aggravio di spesa per le famiglie con anziani che hanno patologie croniche: la somma a carico dei cittadini è infatti di 30 euro al giorno dopo il primo mese di ricovero. «Le famiglie dovranno contribuire alla spesa, cosa che finora non avveniva», afferma Fabio Turato, responsabile della Cisl Sanità, «Ma non è l’unica criticità legata agli Ospedali di comunità. Preoccupa infatti l’esternalizzazione a privati di un’attività di cura. Le Lungodegenze non sono cronicari, in ospedale viene assicurata un’assistenza importante e di livello. Chiediamo garanzie affinché ci siano gli stessi standard nelle nuove strutture, in particolare in quelle private. Ed è necessario che il pubblico mantenga il controllo».

La creazione degli Ospedali di comunità dovrebbe poi portare all’attivazione della figura del “case manager”: «Si tratta dell’infermiere che prende in carico il paziente», spiega Turato, «Auspichiamo che venga avviata tale figura».

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