Quattro spazi dal Comune per ospitare “coworking”

«Rigeneriamo spazi inutilizzati favorendo concessioni in comodato per creativi e realtà culturali», così ieri la cartolina postata su facebook da “Ivo sindaco- Padova può” nell’impegnativa serie “Un impegno al giorno». Più che un sogno, meno che una realtà (per ora almeno), con questo progetto il sindaco reggente Rossi, in piena campagna elettorale e strizzando tutti e due gli occhi al mondo universitario, entra nel grande argomento dei “buchi neri urbanistici” padovani. Ovvero dei luoghi, edifici, complessi, ex caserme, mestamente consegnati al degrado e dei relativi progetti abbandonati e ammuffiti.
Entra nello specifico dell’idea, il sindaco: destinare stabili che restano invenduti al coworking, consegnandoli in comodato gratuito a giovani che vogliano fare impresa intrecciando idee; ad artisti e creativi con uno o più progetti a cui dar forma; a chi voglia sviluppare un percorso all’interno di uno spazio comune inteso come un incubatore collettivo di idee. Dove davanti alla macchinetta del caffè il web designer può trovarsi a scambiare ragionamenti, immaginazione e numeri con l’imprenditore in nuce della scrivania accanto il quale, metti, progetta magliette decorate da vendere on line: e salta fuori una soluzione, un miglioramento, un nuovo sodalizio.
Ci sono già sedi di coworking a Padova, privati che però, va da sé, offrendo spazi e servizi devono guadagnarci visto che fanno impresa sui giovani che cercano di fare impresa. E ci sono anche situazioni intermedie come l’associazione Arci La Mela di Newton in via della Paglia dove una postazione singola costa 150 euro al mese e una doppia 250 e comprende scrivania, connessione Adsl, uso stampante, scanner, fax, sala riunioni e pure consulenze di due ore settimanali con progettisti web. commercialisti e via. Insomma, come il cohousing, il car-shering, i Gas (Gruppi di acquisto solidali), così il coworking: insieme è meglio, si fa rete e si dividono le spese.
Ci sta dietro da un tot, Ivo Rossi, a uno spazio di mille metri quadrati che il Comune avrà in cessione da privati e «che diventerà un luogo straordinario di aggregazione e di coworking e verrà sottratto al degrado. E poi stiamo trattando da mesi con privati perché ci mettano a disposizione spazi che non usano o non riescono ad affittare».
Va da sé la domanda su quale sia questo straordinario spazio, che ce n’è più d’uno che potrebbe prestarsi alla descrizione ma Rossi non cede: «Se lo dico adesso me lo occupano». E un’occupazione tipo quelle pur saltuarie al Concorsi o negli spazi dell’Inps in via Palestro non è propriamente quello che spera.
«Faremo un bando per la selezione iniziale di chi entrerà a far parte del progetto di coworking, ci sarà un costo ma terremo le quote basse a noi interessa solo rientrare delle spese. Poi deve procedere per auto-organizzazione, i ragazzi vanno responsabilizzati. L’interesse principale è far crescere i giovani nel creare lavoro, nello sviluppare spirito progettuale e imprenditoriale». Rossi parla di quattro spazi già quasi pronti per ospitare coworking, uno dei quali quello da mille metri quadrati. «Sto avendo contatti anche con soggetti pubblici che avevano investito per esempio in negozi e ora se li ritrovano sfitti, e sfitti da tempo. Io propongo di darli in comodato gratuito al Comune con l’impegno a restituirli quando troveranno da venderli. Anche le sale civiche in prospettiva potranno essere destinate a questo genere di progetto, ormai non c’è più carenza di spazi nei quartieri, a parte l’Arcella, e quelle sale potranno avere una nuova destinazione. A seconda delle caratteristiche e della grandezza: anche sale prove musicali per esempio, di cui c’è molta richiesta».
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