Quattro trapianti di rene in un solo giorno a Padova: sala operatoria non stop per 21 ore

Giornata da record per l’Unità diretta dal professor Paolo Rigotti. «Quest’anno già 150 interventi, il Covid non ci frena»  
L’équipe dell’Unità Trapianti di rene e pancreas in sala operatoria durante un intervento
L’équipe dell’Unità Trapianti di rene e pancreas in sala operatoria durante un intervento

PADOVA. Quattro trapianti di rene in un giorno, 21 ore non stop di sala operatoria che hanno impegnato otto chirurghi, quattro anestesisti e uno stuolo di infermieri e operatori: una giornata da record quella di venerdì 23 ottobre per l’Unità complessa Trapianti di rene e pancreas dell’Azienda Ospedale Università di Padova diretta dal professor Paolo Rigotti.

A dimostrazione che, mentre l’emergenza sanitaria causata dal Covid 19 detta legge ogni giorno di più dentro e fuori gli ospedali, c’è una sanità che non si piega alla pandemia e che continua, come e anche più di prima, a rispondere ai bisogni di salute della popolazione sfoderando le sue migliori competenze.

Venerdì notte, alle 2, al professor Rigotti è arrivata a la chiamata dall’ospedale: in seguito al decesso di un paziente che aveva optato per la donazione degli organi, si erano resi disponibili due reni. E da qui ha preso il via una vera maratona in sala operatoria.

Il professor Paolo Rigotti con la professoressa Lucrezia Furian
Il professor Paolo Rigotti con la professoressa Lucrezia Furian

«Il primo intervento» racconta Rigotti, «è stato quello per il prelievo dei due reni dal paziente deceduto a cui è seguito un altro prelievo, questo programmato, da donatore vivente. Quindi i due trapianti. La donazione da vivente è stata fatta da una madre al figlio, una famiglia proveniente da Bassano. Il rene del deceduto è stato invece trapiantato a un paziente del Piovese, mentre il secondo rene è stato inviato a Verona».

Quando di ore in sala operatorie già se n’erano accumulate una dozzina, la campanella ha suonato di nuovo. «Siamo stati contattati a seguito di un altro decesso» continua il professor Rigotti, «a seguito del quale abbiamo potuto effettuare altri due trapianti di rene, su un paziente di Roma e su uno di Bologna. Tra l’altro lo stesso giorno è stato eseguito dall’équipe del professor Umberto Cillo anche un trapianto di fegato. È stata davvero una giornata speciale» sottolinea il professore, «un’attività intensissima che ha coinvolto diverse équipe in sala operatoria dalle 2 di notte fino alle 23».

Nelle Unità che si occupano di trapianti nell’Azienda Ospedale Università di Padova il Covid ha sempre trovato le porte sbarrate: «Grazie all’eccellente organizzazione impostata dalla Direzione con percorsi rigorosamente separati, non abbiamo avuto alcun caso nei nostri reparti» conferma Rigotti, «l’unica limitazione che abbiamo avuto legata al Covid è stata in primavera, nella prima ondata, quando per un mese abbiamo sospeso i soli trapianti di rene programmabili, ovvero da donatore vivente. Ovviamente lo scenario a cui stiamo assistendo in queste settimane con la ripresa dei contagi non è molto incoraggiante, ma contiamo che la nostra attività possa proseguire senza rallentamenti».



A conferma che la pandemia non ha rallentato il trend dei trapianti parlano i numeri: «Siamo già un po’ più avanti rispetto all’anno scorso» rileva Rigotti, «con una media di 15 trapianti al mese siamo arrivati a 152 e se il trend prosegue chiuderemo l’anno a 180, tra i 10 e 20 interventi in più rispetto agli ultimi anni». In lista d’attesa a Padova ci sono 350 pazienti e l’attesa media per il trapianto è di tre anni. «Pur non essendo un intervento salva-vita» conclude il professore, «il trapianto di rene migliora molto la sopravvivenza, oltre che la qualità stessa della vita, non dovendo più il paziente sottoporsi a dialisi». —


 

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