«Qui competenze d’eccellenza ma i cervelli vanno valorizzati»

PADOVA. «Quando si è trattato di scegliere la città di destinazione della nostra prima squadra di ricerca sono stati i vertici dell’azienda a individuare in Padova l’approdo più competitivo». A dirlo è il direttore della struttura di ricerca e sviluppo di Infineon a Padova Giorgio Chiozzi che fin dal principio ha seguito le vicende della divisione di r&d del gruppo multinazionale dei semiconduttori.
«L’avventura della collaborazione con Siemens prima e con Infineon poi è nata ancora nel 1997» spiega l’ingegnere «quando mi sono trovato a sviluppare in outsourcing il primo microchip per il colosso tedesco. Un inizio molto positivo che ha aperto la strada a nuove collaborazioni e con queste alla necessità di individuare nuovi collaboratori. Avevo scritto un annuncio molto tecnico e l’avevo diffuso in Austria e in Germania, in Slovenia, Croazia e altrove ma gli unici che mi hanno contatto sono stati ingegneri italiani. Si è sviluppato così quel gruppo che fino al 2001 ha lavorato in piena armonia tra i paesaggi splendidi della Carinzia».
Ma quel primo gruppo di ingegneri doveva confrontarsi con le proprie famiglie e le loro esigenze. «Le nostre compagne organizzarono una cena ad hoc per chiarire la loro ferma volontà di un rientro in Italia» ricorda il direttore di Infineon a Padova. «Non potevamo che iniziare a ragionare di un trasferimento. Abbiamo quindi lavorato collegialmente a individuare una città che fosse accettabile per la casa madre dal punto di vista logistico, che avesse infrastrutture solide e che potesse essere apprezzata anche dai componenti del team. Era stata individuata Verona, comoda all’azienda ed a tutti noi. Ma ricevetti una telefonata dal capo divisione, ora ceo, del gruppo Infineon Reinhard Ploss, che mi suggerì caldamente un nostro trasferimento a Padova. Una città il cui dipartimento di Ingegneria, oggi Dei, era ben noto ai vertici della società».
Infineon cresceva e si trasformava nel colosso dei semiconduttori che è oggi: oltre 8 miliardi di euro di fatturato registrati nell’anno fiscale 2018-2019, più di 40 mila dipendenti e un’acquisizione annunciata a giugno, quella con la statunitense Cypress, che porterà Infineon a espandere la sua posizione di leadership nel settore a livello globale. Nel frattempo la struttura di r&d padovana cresceva fino agli attuali 200 dipendenti, per la stragrande maggioranza ingegneri elettronici. Nodo non secondario del vantaggio competitivo del Paese, per lo meno rispetto al resto dell’Europa occidentale, è il costo del lavoro. Un elemento che permette ad una gruppo multinazionale di pagare un ingegnere al suo primo incarico mediamente circa la metà di quanto non debba fare ad esempio in Germania.
«Il basso costo del lavoro, unito alle altissime competenze, è un innegabile elemento di competitività» conclude il direttore dell’r&d di Infinenon a Padova «ma è pure un’arma a doppio taglio: qui noi ci occupiamo di sviluppare microchip per l’automotive che sono una delle punte di diamante dei prodotti di Infineon sui mercati globali. È ovvio che, soprattutto una volta formati, i nostri ingegneri più giovani e preparati guardino con interesse a esperienze internazionali molto meglio pagate. Ed i miei competitor per le risorse umane, paradossalmente, sono nell’80% dei casi le stesse strutture di r&d del gruppo nel resto del mondo. Uno scambio che incoraggiamo ma che comunque ci costringe ad affrontare quella “fuga dei cervelli” che è un vero e proprio problema del nostro Paese». —
Riccardo Sandre
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