Raid punitivo a Padova, l’obiettivo era Bortoluzzi

Gruppo di 15 persone, con quattro “esecutori materiali”. Indagini tra centro sociale Pedro ed ex del collettivo Gramigna


PADOVA. Un gruppone di quindici persone con quattro “esecutori materiali” per un’aggressione politica al grido di “fascisti di m...”. È il punto di partenza degli investigatori della Digos, nell’indagine nata dopo il pestaggio di Nicolò Calore e Alberto Bortoluzzi. Il leghista Calore è una sfortunata comparsa, gli antagonisti che la polizia sta cercando di identificare volevano Bortoluzzi. È lui, infatti, uno dei personaggi chiave della destra padovana di oggi: Alberto Bortoluzzi figlio di Mario Bortoluzzi.

Le indagini

Come per ogni indagine si parte dalle dichiarazioni rese dalle vittime, si allarga poi il campo ai testimoni e, solo alla fine, si cercherà di andare nei dettagli. Importante è quindi la testimonianza dei gestori del bar “Le Strasse” di via Gritti, in ghetto. Un giovedì 25 di festa in piazza stava per volgere al termine quando, intorno all’una, hanno iniziato a volare sedie, bicchieri e bottiglie. Bortoluzzi e Calore stavano bevendo una birra all’interno del locale quando sono stati assaliti. A nulla sono valsi i tentativi dei baristi di placare l’odio, gli aggressori hanno infierito con una forte carica emotiva oltre che alcolica. Questa, almeno, sembra essere la prima ricostruzione fatta dagli uomini del vicequestore aggiunto Giovanni De Stavola. Bortoluzzi ha rimediato una ferita all’orecchio con punti di sutura e 7 giorni di prognosi.

Il contesto

Un grosso aiuto potrebbero darlo i filmati delle telecamere di videosorveglianza che in quell’area del centro sono presenti. Il pomeriggio del 25 i gruppi antagonisti avevano festeggiato in piazza delle Erbe tutti insieme, Centro sociale Pedro e ex Gramigna. La giornata clou dell’antifascismo era stata all’insegna dell’unità, nella causa comune che è la lotta all’avanzata delle destre. Che piazza delle Erbe e dintorni fosse “zona rossa”, in quel giorno particolare, questo era noto. Bortoluzzi e Calore forse pensavano che, all’una di notte, gli esponenti dei centri sociali se ne fossero ormai andati.

Il bersaglio

L’obiettivo, perché volto noto e quindi nemico dei movimenti antagonisti, era proprio Alberto Bortoluzzi. Il padre, Mario, è una figura cardine della destra padovana, voce e anima della Compagnia dell’Anello, il primo gruppo musicale di destra, tutto padovano, nato negli anni ’70 per contrastare l’egemonia della sinistra in campo musicale. Dopo un passato con l’Msi si è ritrovato nei valori della destra sociale di Alleanza nazionale, di cui era diventato anche membro dell’assemblea nazionale. Il figlio Alberto, di professione pittore, ha abbracciato la fede politica del padre, “superandolo” a destra. È infatti una delle anime della sezione cittadina di CasaPound, alle ultime elezioni candidato al collegio plurinominale alla Camera, con il partito dell’ultradestra che in città passa dagli 886 voti del 2013 a 4.274 consensi.

Il precedente

Risale a marzo 2018 l’attentato contro l’allora sede di CasaPound in via Cremona: due molotov contro la serranda del “Bivacco” e una scritta a caratteri cubitali con la vernice rossa: “Morte al fascio”. Ora questo pestaggio in ghetto. La polizia sta cercando di capire a quale dei movimenti sia da attribuire la spedizione punitiva. —


 

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