Il pronipote del Duce deve presentare il libro ad Arre, l’Anpi insorge
Caio Mussolini porta il suo “Mussolini e il fascismo. L’altra storia”. Bufera sul Comune che ha messo a disposizione la sala. Chiesto un incontro con il sindaco

Mussolini racconta... Mussolini, e scoppia la polemica. La presentazione di un libro firmato da Caio Mussolini, pronipote del Duce, in programma venerdì sera ad Arre, a Palazzo Papafava, solleva le proteste dei partigiani dell’Anpi e riaccende il confronto sul giudizio storico del fascismo.
Caio Giulio Cesare Mussolini ha scelto Arre per la prima presentazione pubblica del suo libro “Mussolini e il fascismo. L’altra storia”.
L’autore, già candidato alle elezioni europee con Fratelli d’Italia nel 2019, getta qualche indizio dalla locandina della serata: «La storia non è un menù da cui scegliere solo ciò che piace: è complessa, ricca di sfumature e va studiata con attenzione. In questo primo saggio proverò a raccontarla in modo autentico e coinvolgente».
Scoppia la bufera anche sul Comune che ha messo a disposizione la sala. «Non abbiamo concesso il patrocinio» tiene a precisare il sindaco Michele Teobaldo «e le mie idee sul quel periodo storico le ho espresse chiaramente anche durante la commemorazione del 25 Aprile scorso. In questo caso si tratta della presentazione di uno studio storico che si avvale di ricerche d’archivio e di fonti ben precise e documentate. Ad Arre organizziamo numerosi incontri con gli scrittori che vengono a presentare il proprio lavoro e il proprio pensiero, c’è sempre lo spazio per il dibattito con il pubblico. Anche in questa occasione sarà possibile fare delle domande all’autore, sperando che siano rispettose e in tema. Tutti sono legittimati a parlare, purché lo facciano civilmente».
L’Anpi padovana invece condanna la scelta: «Difendere in modo rozzo e cieco il fascismo contro ogni evidenza storica», affermano la presidente provinciale Floriana Rizzetto insieme a Mirko Braga della sezione del Conselvano «fa a pugni con il buon senso e contraddice i valori fondanti della nostra Repubblica. Siamo per la assoluta libertà di opinione e di ricerca scientifica, non accettiamo però che si barattino per frutti della libera ricerca le bestialità storiche e le sviolinate al fascismo contenute nel libro. L’autore afferma, tra l’altro: che il fascismo non ha preso il potere con la violenza, quindi Matteotti, Gramsci, Don Minzoni sono morti dal freddo. E ancora che la marcia su Roma è stata una pacifica manifestazione di patrioti, quindi non sono pervenuti gli assalti degli squadristi alle sedi di partiti e sindacati, l’olio di ricino, l’invasione delle prefetture, i sindaci democraticamente eletti costretti a dimettersi. Sostiene poi che l’amato bisnonno Mussolini non voleva la guerra nel 1940, quindi il 10 giugno di quell’anno dal balcone di Palazzo Venezia ha parlato un suo sosia».
L’Anpi del Conselvano ha chiesto un incontro con il sindaco venerdì mattina.
Intanto il vicesindaco Antonio Franciosi spiega che il libro è un saggio storico non politico: «Fa rumore perché l’autore si chiama Mussolini, ma non c’è nulla di apologetico in questa opera che, documenti alla mano e indicando le fonti, fra cui l’archivio della Resistenza, indaga alcuni aspetti di quel periodo che non cambiano il valore del giudizio complessivo sul fascismo».
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