Rapina al Prix, summit in Procura

Quei due occhi di ghiaccio dietro le sbarre potrebbero riaprire un caso che, dopo quattro anni, è ancora una ferita aperta. Perché c’è un ragazzo rimasto in stato vegetativo dopo un tentativo di rapina in un supermercato. Quel ragazzo ora può muovere solo gli occhi ma chi ha premuto il grilletto è riuscito a sparire come un fantasma.
L’arresto di Pier Giorgio Pengo, il quarantanovenne rapinatore seriale delle farmacie incastrato dai carabinieri di Piove di Sacco, ha dato nuovo impulso a una indagine che sembrava morta. È l’indagine nata dopo la tragedia del 14 dicembre 2013. Andrea Furlan, all’epoca ventiseienne, aveva finito il turno di lavoro al Prix di Albignasego. Scendendo le scale sul retro dell’edificio si è trovato faccia a faccia con un uomo che non ha esitato a sparare. Un colpo secco, in testa. Un colpo in grado di ridurlo tra la vita e la morte.
Ieri mattina in Procura si è tenuto un summit tra le forze dell’ordine e i magistrati per capire se può essere Pier Giorgio Pengo l’uomo che ha sparato. Il suo profilo criminale è molto simile a quello tracciato dagli investigatori dopo mesi e mesi di indagini: un “lupo solitario”, un bandito che agisce da solo e slegato da ogni logica di banda. Un uomo che gira anche senza telefono cellulare, quindi impossibile da intercettare con i nuovi sistemi d’indagine. Anche la pistola è compatibile. L’indagine balistica sulla rapina al Prix aveva portato gli investigatori a propendere per una pistola a tamburo, come quella trovata nell'armadietto in uso a Pengo.
Il colonnello Stefano Iasson e il capitano Enrico Zampolli si sono confrontati con la Procura che ha ovviamente deciso di approfondire questa nuova e inedita pista che potrebbe chiarire un giallo mai risolto. (e.fer.)
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova