Resta sotto sequestro il dossier-Sartori che prova l’acquisto delle case a Miami

ARZERGRANDE. È il 2 luglio, poco più di tre settimane fa. Militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Piove, con i carabinieri della stazione,si presentano ad Arzergrande, nella casa di Ivone...

ARZERGRANDE. È il 2 luglio, poco più di tre settimane fa. Militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Piove, con i carabinieri della stazione,si presentano ad Arzergrande, nella casa di Ivone Sartori, ex orefice, latitante e indagato per riciclaggio di danaro sporco investito in operazioni immobiliari a Miami in Florida. Sartori occupa il primo piano dell’abitazione in via Montagnon: controllo senza risultati come al piano terra dove vivono gli anziani genitori. Gli inquirenti continuano a battere le pareti. C’è un rimbombo nell’intercapedine del gradino lungo la scala che va nel seminterrato occupato dall’area caldaia (comune): è il segno che, oltre l’intonaco, c’è il vuoto. La sorpresa non manca: viene trovata e sequestrata tutta la documentazione che conferma le consegne di soldi a Ivone Sartori da parte dei suoi clienti – tra loro il primario ottorino di Piove, Tito Sala residente a Mestre, che affida al “suo grande amico” ben 86 mila euro – ma anche originali dei certificati di proprietà delle case comprate negli Usa. In più ci sono mappe, indicazioni delle società di diritto statunitense impiegate e menzionate nelle conversazioni (intercettate) di molti protagonisti dell’inchiesta, scatole vuote di Rolex. Un’inchiesta coordinata dal pubblico ministero padovano Benedetto Roberti che ha segnato un altro punto: giovedì il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro di quella documentazione, respingendo l’istanza delle difese. Ma è stato confermato il sequestro anche di altro materiale (falsi Rolex) recuperato in una perquisizione a carico delle figlie di Sartori. «I documenti sono di sicura pertinenza rispetto ai reati» ha concluso il tribunale del Riesame.

Intanto Sartori resta in Florida. Lo scorso giugno il gip Cavaggion ha bocciato la richiesta dell'ex gioielliere che puntava a ottenere la revoca della misura cautelare in carcere. Misura mai eseguita nei suoi confronti che, all'alba del 5 febbraio scorso, aveva fatto scattare le manette a carico di Elisabetta Mirti, torinese contabile ed esperta di escamotage fiscali, il divieto di espatrio per la figlia Nicole Sartori e per la compagna Monica Donà con il primario dell'ospedale di Piove Tito Sala.

Sartori è accusato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e al reinvestimento con l'aggravante della transnazionalità. Secondo la procura padovana avrebbe organizzato un sistema per investire nel campo immobiliare nella città Usa soldi provenienti dai reati di usura, estorsione ed evasione fiscale. Lui contesta. E così i coindagati: siamo un gruppo di amici – hanno spiegato – decisi a fare investimenti oltreoceano di denaro proveniente da attività lecite.

Cristina Genesin

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