Richiesta choc: "Via le panchine da piazza Cavour"

PADOVA. Via le panchine da piazza Cavour. Lo chiedono all’unisono esercenti e cittadini in vista della fine dei lavori di pavimentazione dell’area e della riapertura della piazza. I lavori per l’ennesimo rifacimento di piazza Cavour, cominciati il 25 febbraio e appaltati, per 98 mila euro, alle ditte Rossi di Galeata e Martini Scavi di Rovolon, sono già a buon punto. Il friabile gres porcellanato, previsto nel progetto del 2005 dallo studio Zambusi, è stato sostituito con nuove e robuste lastre di pietra istriana di Orsera e di trachite euganea, quest’ultima conservata in magazzino dopo che era stata tolta da piazzale Stazione.
Se il tempo smetterà di fare i capricci, i lavori saranno terminati, al massimo, entro un mese. A sentire residenti, negozianti e passanti, la nuova pavimentazione piace abbastanza: a colpo d’occhio sembra più bella e resistente. Rimane, però, un problema che non è solo di arredo. Le otto panchine di ghisa e legno saranno rimesse al loro posto oppure, per motivi di ordine pubblico e di degrado, resteranno in cantina? I negozianti e gli esercenti la pensano tutti allo stesso modo. Vogliono una piazza senza panchine. «Sono anni che, ogni giorno, apro la mia edicola all’alba e la chiudo tra le 19.30 e le 20» racconta il giornalaio Mario Bertolini «di piazza Cavour conosco vita, morte e miracoli. L’unica soluzione per tenerla bella e pulita è non rimettere più al loro posto le panchine: attraggono come le calamite gli ubriachi, i balordi e i ragazzi spudorati, che bivaccano spesso, specialmente nella bella stagione, sia ai piedi della statua che nello spazio antistante il Brek. Tra l’altro la piazza sarebbe anche più bella senza i posti a sedere».
Anche i fratelli Tiouri, gestori del Caffè Cavour, Roberto Turrini del Pedrocchi, Franco e Andrea Schiavo del ristorante Pe Pen e Claudio Stefani, direttore del Brek sono totalmente contrari al ritorno delle panchine. «È inutile sostenere che le panchine offrono un po’ di riposo ai passanti» sostiene Claudio Stefani «Padova è una città particolare. Le istituzioni non riescono ad imporre il rispetto delle regole, anche solo in materia di decoro urbano. Mi sembra inutile insistere con un buonismo sorpassato, che non tiene conto del peggioramento che Padova ha subìto negli ultimi venti anni. Se non si vuole più degrado, l’unica soluzione è di lasciare le otto panchine in magazzino». Anche gli abituali frequentatori del centro la pensano allo stesos modo. Pur con qualche distinguo: «Le panchine servono soltanto ad attrarre in piazza il degrado di sempre» osserva Santolo Furino, imprenditore «chiunque faccia una passeggiata in centro la pensa così. D’altronde spendere due-tre euro ogni tanto, per sedersi in uno dei bar del Listòn anche per assaporare un buon caffè, invece che sostare in piazza Cavour, non rappresenta un grande problema. A meno che, naturalmente, la polizia municipale metta una squadra di vigili, 24 ore al giorno, in zona per multare ed allontanare tutti quelli che, non avendo un minimo di coscienza civile, continuano a lordare, sistematicamente, tutti gli angoli di quello che una volta era il salotto buono della città».
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