Rogo del chiosco, assolto il titolare

Filippo Peraro non era il mandante dell’incendio. Per la distruzione dell’Oasi di Rubano in cinque hanno già patteggiato
Di Cristina Genesin
FERRO.ESPLOSIONE GAS CHIOSCO PARCO RUBANO.il titolare
FERRO.ESPLOSIONE GAS CHIOSCO PARCO RUBANO.il titolare

RUBANO. Assolto dal reato di incendio doloso Filippo Peraro, per tutti Pippo, 44 anni, ex titolare del chiosco-bar "L'Oasi", in viale Po a Rubano, distrutto dal fuoco la notte tra il 28 e il 29 settembre 2012. Un rogo doloso secondo l’accusa tanto che il pubblico ministero aveva sollecitato la condanna a 3 anni e 4 mesi di carcere, ritenendo Peraro il mandante delle fiamme allo scopo di incassare la polizza assicurativa di 135 mila euro stipulata con il gruppo Itas per rifarsi una vita alle Canarie. Accusa che non sta in piedi: lo ha deciso il gup Margherita Brunello che ha firmato la sentenza di assoluzione “per non aver commesso il fatto” (sia pure con la formula che la prova è incerta o contraddittoria) accogliendo in pieno la richiesta della difesa, il penalista Carlo Augenti. Il Comune di Rubano si era costituito parte civile reclamando 100 mila euro di risarcimento, mentre la compagnia assicurativa non aveva mai presentato denuncia, anzi qualche mese dopo l’incendio aveva concesso 50 mila euro al commerciante come anticipo del risarcimento. Soldi che Peraro ha versato in un conto corrente senza mai utilizzarli in attesa che fosse risolta la sua situazione giudiziaria. Tutto l’impianto accusatorio verteva intorno a quella polizza e al progetto di una nuova vita nelle isole spagnole.

Secondo gli inquirenti Peraro sarebbe stato la "mente" di quell'incendio con un preciso obiettivo: distruggere il chiosco in difficoltà economiche, incassare i soldi dell’assicurazione e trasferirsi al “caldo” per aprire una nuova attività, una volta liquidate le spese, ovvero il "prezzo" dei complici. Per il rogo aveva patteggiato due anni Claudio Zacchia (amico di Alberto Peraro, fratello di Filippo) e tre “manovali del focolaio” (l’algerino Mohamed Beneuza, 2 anni e mezzo; Stefano Bassan 2 anni e mezzo e Antonio Chinello di Due Carrare, 3 anni); infine aveva patteggiato un anno e sei mesi il commercialista di Montegrotto, Victor Zorzetto accusato di aver messo in contatto Zacchia con Bassan. Il 28 marzo 2013 l’arresto dei “presunti” complici; il 13 maggio le manette scattano per Peraro incastrato dalla confessione di Zacchia. L’avvocato Augenti ha cercato di smontare l’accusa per il barista scarcerato il 5 giugno 2013: alle Canarie erano andati in due occasioni nel 2012 (a marzo e a ottobre) Zacchia e Alberto Peraro per festeggiare i compleanni e non Filippo per prepararsi un buen retiro. Inoltre mancava un anno e mezzo alla scadenza del contratto con il Comune al momento del rogo: nessun interesse avrebbe avuto Peraro nel distruggere il chiosco anche temendo (come la procura aveva ipotizzato) non gli fosse rinnovato il contratto. Il motivo? Aveva già un preliminare per la vendita della struttura al valore della polizza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova