Rosada: «I ricercatori vanno sostenuti sempre anche con i bilanci»

«Sembra una beffa che si sia festeggiata con entusiasmo l’assunzione a tempo indeterminato di Francesca Colavita, una delle ricercatrici precarie che lavorano allo Spallanzani e che hanno isolato il virus». Nel giorno in cui l’Università di Padova celebra l’inizio del nuovo anno accademico, inaugurato in un’aula vuota come non mai, il presidente del consiglio degli Studenti Alberto Rosada pone l’accento sull’importanza della scienza per il presente e il futuro del Paese, ma anche sugli investimenti che mancano e che costringono migliaia di giovani scienziati a lavorare in condizioni precarie, che tutti si sono abituati a considerare “normali”.

«L’Italia» dice Rosada, «negli anni ha scelto di tagliare su ricerca e formazione e di avallare e incentivare il precariato. È facile celebrare i ricercatori solo quando ci sono grandi risultati e dimenticarli a ogni legge di bilancio. Inoltre tantissime colleghe e colleghi delle professioni sanitarie hanno continuato a svolgere il proprio tirocinio fino agli scorsi giorni, e lo hanno fatto con abnegazione. Come spesso accade nel nostro Paese, però, hanno lavorato molto, senza retribuzione, anche per coprire le mancanze del Sistema sanitario nazionale». Lo studente ha ricordato il piccolo sacrificio che lui, come gli altri 60 mila iscritti, stanno affrontando nel rinunciare alla vita comunitaria, al divertimento, alla vita in ateneo. Ma allo stesso tempo ha voluto riportare all’attenzione di tutti come alcuni ricercatori abbiano affrontato e stiano continuando ad affrontare sacrifici ben più grandi: «Consentitemi anche di ricordare Giulio Regeni. È la quarta volta che noi studenti pronunciamo il suo nome in questa occasione, e lo facciamo perché manca ancora la verità sulla sua morte. Quest’anno lo ricordiamo con più apprensione, pensando alla sorte del ricercatore dell’Università di Bologna Patrick Zaki, ingiustamente in carcere, in Egitto, dal 7 febbraio. La ricerca» conclude il presidente del consiglio degli studenti, «non ha bisogno di altri martiri». —

S.Q.

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