Rsa, l’allarme dei sindacati sulla carenza di personale
padova
«la carenza di personale nelle case di riposo non è solo colpa del Covid, è un problema che esisteva anche prima, causato da scelte sbagliate, dai corsi per oss bloccati per sei anni al numero chiuso a Infermieristica, al punto che non si riesce nemmeno a soddisfare il turn over»: Manuela De Paolis della Cgil si unisce al coro di chi in questo periodo denuncia la grave situazione di molte residenze per anziani che fanno i conti con organici all’osso. «La situazione ha retto finché le uscite erano bloccate, poi tra Quota 100 e Ape social è arrivata la mazzata. Gli ospedali fanno concorsi e sono più attrattivi delle case di riposo» incalza De Paolis, «e ancora più attrattivi sono gli ospedali all’estero: sta continuando il reclutamento di infermieri, soprattutto da Padova e dal Veneto, da altri paesi europei. È necessario che qui cambi il modello di gestione».
«Si prega per la tenuta del sistema» dice Franco Maisto della Cisl, «sperando che il virus non entri nelle strutture, sia per gli anziani sia per il personale. Molte Rsa sono in crisi perché hanno carenze di organico e chi magari il personale ce l’ha si ritrova con operatori e infermieri a casa in quarantena o malati. Non è un problema che si possa risolvere oggi o domani, i concorsi saranno fatti a fine anno, ma ci vorranno mesi per vedere risultati. Qualche infermiere si trova da fuori regione, ma appena può si avvicina a casa. Gli ospedali hanno fatto massicce campagne di reclutamento e non c’è un serbatoio da cui attingere nuove forze».
«La situazione è drammatica» aggiunge Stefano Tognazzo della Uil, «le strutture si privano delle impegnative perché solo con meno ospiti riescono a garantire gli standard di assistenza. Sono anni che chiediamo che vengano formati più infermieri ma non abbiamo mai avuto alcun ritorno dalla politica su questo. Ora la nuova figura dell’infermiere di famiglia assorbirà tutti i nuovi laureati quindi nel medio periodo non si vede una soluzione. E forse l’unica strada sarebbero degli accorpamenti fra strutture, legati all’ emergenza, ma è complesso e servirebbe una regia regionale». —
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