Sanati gli abusi nella Cementeria

L’Ufficio tecnico comunale di Monselice ha chiuso il caso dello stabilimento ex Radici costruito su terreno agricolo
Di Francesca Segato

MONSELICE. Sanatoria per i volumi della Cementeria di Monselice costruiti in area agricola. È questa l’indicazione uscita dall’Ufficio tecnico comunale, a chiusura del controverso caso degli abusi all’ex cementificio Radici. Se n’è discusso l’altra sera in Consiglio comunale. A chiedere lumi sul caso, i consiglieri della “Nuova Monselice”, Francesco Miazzi e Gabriella Zanin, e di “Partecipazione e solidarietà”, Lorenzo Nosarti e Paolo Drago. Il problema è esploso quando i consiglieri si sono accorti che, dalla documentazione presentata dalla stessa cementeria, risultava che una fetta dello stabilimento fosse in area agricola. Lo scorso 11 ottobre, i comitati “E noi?” e “Lasciateci respirare” hanno presentato un ricorso al Tar, per annullare i relativi pareri di compatibilità paesaggistica rilasciati dal Parco Colli. Restava da capire quale sarebbe stata la posizione del Comune. La stessa Provincia di Padova aveva “congelato” il procedimento relativo alla richiesta di utilizzo di rifiuti nel processo produttivo, chiedendo al Comune se l’impianto aveva «ottenuto l’autorizzazione paesaggistica per tutti i manufatti costruiti all’interno dell’area di proprietà della Cementeria». Dopo alcuni sopralluoghi, lo scorso 23 gennaio il dirigente dell’Area tecnica, l’ingegnere Mario Raniolo, ha firmato la lettera di risposta: confermando che l’insediamento «risulta avere ottenuto tutte le autorizzazioni paesaggistiche» e che è «in possesso di tutti i titoli abilitativi». Un via libera completo, insomma. Ma i consiglieri di opposizione non sono affatto convinti: «Con questi provvedimenti» affermano Miazzi, Zanin, Drago e Nosarti «vengono sanati dal punto di vista edilizio-urbanistico, degli edifici realizzati senza titolo edilizio o autorizzativo, all’interno di una “area protetta” così come definita dal Decreto Urbani». Una sanatoria che secondo i consiglieri non era possibile. Si tratterebbe di volumetrie anche piuttosto consistenti, intorno ai 1.100 metri cubi. Dal canto suo, il sindaco Francesco Lunghi non ha voluto entrare nella questione. «Si tratta di una determina del dirigente dell’Ufficio tecnico, e il decreto Bassanini dice chiaramente che il politico non deve interferire con il tecnico. Il dirigente è responsabile di ciò che fa» ha ribattuto «Non era nemmeno un’interpellanza da Consiglio comunale, secondo me fanno confusione sui ruoli».

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