Sanità, a Padova la denuncia degli eroi del Covid: «Ci hanno già dimenticato»

Ultimatum di Cgil, Cisl e Uil a via Giustiniani: «Trattative interrotte da mesi su fondi, part-time e questioni sanitarie». Tante le questioni sul piatto: dai tavoli di trattativa abbandonati ormai da mesi, ai fondi contrattuali non ancora adeguati, al part-time al palo nonostante un accordo siglato l’anno scorso
 
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - SINDACATI IN OSPEDALE
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - SINDACATI IN OSPEDALE

PADOVA. Non bastasse la minaccia di una seconda ondata della pandemia, ad annunciare un autunno caldo nell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova c’è lo stato di agitazione del personale di comparto che fa capolino da dietro l’angolo. Cgil, Cisl e Uil hanno dato un ultimatum a via Giustiniani e la dead line è oggi: se non arriva la convocazione da parte della Direzione, i sindacati scriveranno al Prefetto.

E, dicono, sono pronti ad andare fino in fondo, portando infermieri e operatori sanitari allo sciopero. Tante le questioni sul piatto: dai tavoli di trattativa abbandonati ormai da mesi, ai fondi contrattuali non ancora adeguati, al part-time al palo nonostante un accordo siglato l’anno scorso.


«È una situazione molto grave» esordisce Alessandra Stivali della Cgil, «non abbiamo un confronto con l’Azienda da luglio e questo a fronte di tantissime questioni aperte, sul contratto, le progressioni, l’organizzazione del lavoro, gli incrementi economici, le progettualità, le sostituzioni. Noi mandiamo lettere, richieste e proposte e non abbiamo alcun riscontro».

Anche la gestione Covid finisce nel mirino sindacale: «Dovevamo trovarci in agosto per l’attivazione della seconda e terza fascia economica» rilevano Luigi Spada della Uil e Achille Pagliaro della Cisl, «ci sono stati errori sul conteggio dei turni soprattutto nelle Radiologie. A Malattie infettive arrivano a fare 650 tamponi al giorno, il personale è stremato, come si può pensare che si possa essere pronti se disgraziatamente dovesse arrivare una seconda ondata? Anche il personale destinato ai varchi è stanco e spesso vengono distaccate dai reparti professionalità importanti per far fronte a questo servizio. E a tutto questo si aggiunge la beffa: non è ancora stata pagata la produttività, mentre l’anno scorso a quest’ora era già stata liquidata».


Nodo irrisolto è quello del trasporto dei pazienti in Terapia intensiva verso altre strutture: «Il 9 novembre 2019 la Direzione si era impegnata di fronte al Prefetto a risolvere la questione entro due mesi» ricordano i sindacalisti, «peccato che ad oggi non sia cambiato nulla. Per questi trasporti vengono distaccati infermieri dalla Rianimazione, che rimane sguarnito. È stato chiesto che venissero dotati di abbigliamento e dispositivi di sicurezza: hanno acquistato un paio di scarpe antinfortunistica per numero, così gli infermieri che indossano lo stesso numero se le devono scambiare».

E gli organici sono sempre in sofferenza: «Ci sono state 200 assunzioni» confermano Cgil, Cisl e Uil, «ma almeno 60 sono già andati via. L’Ortopedia ha soli 15 posti letto, la settimana prossima tornerà a pieno regime, ma con quale personale? Ci sono stati interventi dello Spisal per situazioni di stress lavoro-correlato» incalzano Stivali, Spada e Pagliaro, «l’emergenza ha avuto effetti devastanti, con spostamenti, cambi di orario e di turni, carichi di lavoro enormi».

Un accordo sul part-time è stato siglato a fine 2019, ma è lettera morta: «Sulle 400 persone che dovevano tornare a tempo pieno l’accordo prevede che almeno l’80% mantenga il part-time e che vengano messi a bando un altro centinaio di posti, con un incremento poi per i successivi cinque anni di ulteriori venti posti l’anno. Tutto fermo» denunciano i sindacalisti, «il bando non c’è».

E un nuovo fronte critico è lo smart working: «Qui l’hanno prorogato fino al 15 ottobre a fronte di una norma nazionale che parla del 31 dicembre: su questo pretendiamo non solo un adeguamento, ma un regolamento preciso perché questa forma di lavoro venga valorizzata».



Il personale di comparto dell’Azienda ospedaliera padovana è il meno pagato non solo del Veneto ma di gran parte d’Italia. La delibera regionale che aveva adeguato i fiondi contrattuali è stata impugnata dal Governo e attende soluzione al Consiglio di Stato. «A quel percorso si può ovviare sfruttando il Patto per la Salute eppure nulla si è fatto. Anzi, peggio» la denuncia, «sono state tolte le indennità di area critica persino a chi lavora in Pronto soccorso e al personale amministrativo che ha lavorato in ospedale nel periodo dell’emergenza non è stato riconosciuto il bonus Covid». Perplessità sul Piano Covid: «Continuiamo a sentire la Direzione che l’ospedale è pronto a cambiare pelle int tempo reale per far fronte a un’eventuale nuova ondata. Nessuno però conosce questo piano, nessuno è stato coinvolto».



La corda sarebbe sul punto di spezzarsi: «Oggi deve arrivare la convocazione» sentenziano Stivali, Spada e Pagliaro, «altrimenti inizia di nuovo la battaglia. Forse la Direzione è più concentrata a fare le valige visto che si avvia a fine mandato, ma non pensi di lasciare i lavoratori senza risposte. Andremo subito dal Prefetto e siamo pronti allo sciopero». —
 

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