Sara Campesan, antologia di una vita d’arte

A Marcon retrospettiva dedicata all’artista mestrina che ha attraversato tutti i linguaggi ed è stata pioniera dell’avanguardia
Di Marta Artico

di Marta Artico

Dai ritratti figurati alla liberazione del segno astratto passando alle opere informali degli anni Sessanta per arrivare alle prime forme spiraleggianti e circolari, all’utilizzo del materiale trasparente del metacrilato e alla conquista dello spazio tridimensionale. Questo e molto altro è possibile ammirare al Padiglione delle Arti di Marcon (Venezia), dove fino al 27 febbraio è ospitata la mostra “Sara Campesan. All’Avanguardia”, retrospettiva dedicata all’artista mestrina, nipote dello scultore Alberto Viani, che dagli anni Cinquanta a oggi ha attraversato tutte le avanguardie artistiche del secondo Novecento, dall’astrattismo all’informale fino alle più sorprendenti sperimentazioni sull’arte ottico-cinetica e programmata.

Una panoramica sulle creazioni di una donna che oggi ha 92 anni e che ha dedicato la vita all’arte, passione alla quale è legata a doppio filo, come artista impegnata in prima linea e come docente di generazioni di studenti veneziani e mestrini, ai quali ha sempre insegnato a liberare il proprio talento. Ha iniziato con i colori olio su tela, per poi essere rapita, a partire dagli anni Sessanta, dalle infinite possibilità di lavorare i materiali, a cominciare dal gesso.

La mostra offre un fermo immagine sul percorso sempre in movimento e in continua evoluzione di Campesan, dalla personalità dinamica e dalla spiccata originalità creativa, un percorso contraddistinto dalla continua ricerca e sperimentazione, in dialogo con differenti correnti, esiti ed espressioni artistiche: dai ritratti figurati alla successiva liberazione del segno astratto, è approdata alle opere informali degli anni Sessanta dai suggestivi titoli, tra cui Rilievi, Spaccature, Alta Marea, Muffa, che evocano l’umido paesaggio lagunare tanto amato dalla Campesan, giungendo poi alle prime forme spiraleggianti e circolari. E ancora l’utilizzo del materiale trasparente del metacrilato, la conquista dello spazio tridimensionale con la realizzazione degli Oggetti Cinetici e delle Semisfere degli anni Settanta. Sono arrivate di seguito le Scomposizioni e Frantumazioni degli anni Ottanta, con il loro vivace effetto ottico di movimento, passando per gli esiti paralleli (resi però nella bidimensionalità dei collage) con la serie delle Composizioni Modulari.

Un’esposizione completa, che consente di ammirare un’artista a tutto tondo, amante della musica e dei viaggi, una pioniera dall’intelligenza vivace e dalla profonda cultura, sempre attenta a ciò che la circonda. Una donna con una sensibilità unica che ha visto la guerra, ha fatto i conti con la povertà, indossato vestiti rivoltati di seconda e anche di terna mano e che ricorda ancora le calze rosse che amava indossare perché la facevano sentire come le donne nei capolavori di Carpaccio; che ha vissuto le difficoltà di un Paese che faceva fatica a ripartire e il boom economico, e che ad ogni passo ha trasformato la sua esistenza in arte. Sara Campesan è una mestrina doc, si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia e da quel momento non ha mai smesso di seguire la sua passione. Negli anni Novanta ha tenuto numerose esposizioni a Milano, Ferrara, Verona, Vicenza, senza cessare mai di promuovere un’osmosi virtuosa con altri artisti per ricerche strutturali e didattiche.

Dal 14 gennaio di quest’anno l’artista ha anche preso parte con le sue opere a una importante mostra collettiva dal titolo “The Sharper Perception, Kinetic Art, Optical and Beyond” alla GR Gallery di New York, accanto ad oltre 20 artisti di fama internazionale quali Alberto Biasi, Agostino Bonalumi, Carlos Cruz Diez, Julio Le Parc, François Morellet, Bruno Munari, Otto Piene, Sandi Renko, Turi Simeti e Victor Vaserely.

“Sara Campesan. All’Avanguardia” è aperta al pubblico fino a sabato 27 febbraio, dal lunedì al venerdì 10 - 13 e 14 - 18.30; il sabato dalle 10 alle 18.

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