«Sarò molto emozionata e a loro voglio trasmettere serenità ed entusiasmo»

«Insegnare Dante a distanza è stata un’impresa improba. In qualche modo ce l’abbiamo fatta, ma la scuola mi è mancata tanto e la gioia di tornare in aula per me sarà immensa». Non ha dubbi la professoressa Enza Barra, docente di lettere al liceo delle scienze umane Duca D’Aosta: «ci siamo adattati, la tecnologia è stata utile perché ci ha permesso di non perdere i contatti. Ma stare in classe è tutta un’altra cosa. Io sono un’insegnante all’antica, mi piace spiegare tutto parola per parola. Voglio trasmettere ai miei studenti contenuti e conoscenze, ma voglio anche far percepire loro un ambiente sereno: un insegnante deve dare giudizi, anche severi quando serve, ma la scuola non si riduce ad un voto sul registro. I ragazzi devono studiare con entusiasmo e gioia non con sofferenza o con la paura del voto». Tutto questo presuppone un grande lavoro sui rapporti e sui legami sociali, messo a durissima prova dalla didattica a distanza.

«Pesiamo solo al fatto che tutti i programmi per la dad, come Zoom o Classroom, impongono tempi misurati, per nulla elastici» chiarisce la professoressa Barra «e questo è pressoché inconciliabile con una lezione di letteratura, che prevede spiegazioni ampie ed articolate. Aggiungerei che chi difende la didattica a distanza in modo acritico, secondo me, l’ha sfruttata a proprio favore: mandare un link ai ragazzi non ha niente a che vedere con il tenere una lezione». Ora che l’anno nuovo si avvia finalmente ad iniziare, la speranza è che alla tecnologia si possa far ricorso il meno possibile. E l’obiettivo, il primo, è quello di trasmettere ai ragazzi una sensazione di serenità.

«Rivedere i miei studenti» conclude Barra «sarà una grande emozione. Sono anche un po’ impaurita perché l’atmosfera generale mette un po’ di soggezione. Farò il possibile perché i ragazzi si sentano a loro agio e cercherò di trasmettere loro sicurezza ed entusiasmo, che per me è alla base di una buona scuola». —



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