Scompare Alida Chelli, bellezza in teatro e tv

ROMA. Le cronache ricordano di lei l’amore appassionato e tempestoso con Walter Chiari, con quel matrimonio tra divi durato solo una manciata di anni dal ’69 al ’72, dal quale nacque il figlio Simone, anche lui oggi personaggio affermato della tv. Ma la bellissima Alida Chelli, uccisa dal cancro a neanche settant’anni l’altra sera in un ospedale romano, è stata prima di tutto una grande protagonista della rivista e del musical, forse «la più grande di tutte», come ricorda un altro suo ex, Pippo Baudo, nel ruolo di Rosetta nel Rugantino di Garinei e Giovannini che interpretò nel 1978 accanto a Montesano. La musica era d’altra parte un pò nel suo dna. Figlia d’arte - il padre Carlo Rustichelli era un direttore d’orchestra e compositore affermato di colonne sonore - Alida, nata a Carpi nel 1943, aveva conosciuto il successo nel 1959 con un film di Pietro Germi ’Un maledetto imbrogliò, nel quale cantava un brano scritto dal padre, ’Sinnò me morò, con una interpretazione che le valse notorietà e applausi. «Era bravissima e fu un successo enorme», ricorda oggi Baudo. Lui, che l’amò dopo Walter Chiari e dopo il conte Agusta (con il quale la Chelli si era risposata dopo il fallimento della sua prima unione) e che condivise con lei una lunga stagione di vita («siamo stati legati sette anni, l’ho amata tantissimo») la racconta come «una donna brillante, spiritosa e ironica» e un’artista completa, capace di convincere sui palcoscenici del teatro come davanti alla macchina da presa del cinema e della tv, attrice, ballerina e cantante, frenata però forse da un problema di autostima, che le impediva di credere fino in fondo alle sue grandi capacità. «La cercavano tutti, ma lei molto spesso rinunciava», si intristisce Baudo. Per il cinema, dopo l’esordio con Germi, lavorò soprattutto negli anni ’60 in pellicole non sempre memorabili. Nel musical, invece sono tante le interpretazioni di spessore, accanto a Montesano, poi a Modugno nel Cyrano (1979) e a Johnny Dorelli nel musicarello ’Quando ti amò e in ’Aggiungi un posto a tavolà. Numerose anche le apparizioni nel varietà in tv, da ’Il signore delle 21’, su Rai1 nei primi anni ’60 con Ernesto Calindri, Carlo Dapporto ed Erminio Macario, a ’Ci pensiamo lunedi« con Renzo Montagnani e Ric e Gian, su Rai2 all’inizio degli anni ’80, a ’GB show numero unò, sempre negli anni ’80 e su Rai2, con Gino Bramieri e Baudo. Già negli anni Novanta il ritiro dalle scene, dopo qualche ultima incursione in tv, che l’ha vista protagonista con Gianfranco D’Angelo della sitcom di Canale5 ’Casa dolce casà. Gli ultimi anni, complice la malattia con il suo carico di sofferenze, sono stati difficili: »ha sofferto tantissimo - racconta commosso Baudo - non si piaceva più, noi ci sentivamo solo per telefono perchè non voleva farsi vedere, forse la morte è stata una liberazione». Vicino a lei, fino all’ultimo, il figlio Simone Annicchiarico.
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