Scomparso il padre comboniano, sparito con 89 mila euro

Si avvicina il processo per fratel Mario Citterio, fuggito con 89 mila euro di donazioni. Sono una decina i comboniani in città: pregano e organizzano missioni

PADOVA. «Padre Citterio non è più qui da tempo, è stato espulso dai Comboniani al termine di una procedura interna che è seguita alla denuncia della nostra Casa madre di Verona. Per un po’ è rimasto in una nostra Casa in Piemonte e poi è sparito. Non sappiamo dove si trovi ora». Padre Celestino, ieri alla portineria dell’enorme stabile che ospita i padri Comboniani di Padova, in via Giovanni Da Verdara non parla con piacere di padre Mario Citterio.

Padre Comboniano accusato di essersi intascato 89 mila euro

«Era economo qui e alloggiava in questa casa». Quando a padre Celestino viene chiesto se, come ovvio, il ricordo di padre Citterio non sia proprio edificante, dopo le accuse di essersi intascato 89 mila euro dalle casse dei Missionari, lui si volta e indica il volto di Ezechiele Ramin. «Di lui abbiamo un grande ricordo e una grande ammirazione» sottolinea, deviando il discorso. «Padre “Lele” era un comboniano padovano ucciso a 33 anni nel corso di una missione di pace in Amazzonia. Venne ammazzato durante un’imboscata ordita da ricchi latifondisti. Ora è in corso la causa di beatificazione. Ha donato la sua vita per gli altri». Ora è proprio il padovano la figura più carismatica alla quale si affidano i padri. Padre Ezechiele nasce nella parrocchia di San Giuseppe in città, il 9 febbraio 1953. Dopo aver frequentato le medie e conseguito la maturità classica all’Istituto vescovile Barbarigo, inizia il postulantato tra i Comboniani a Firenze. Nel 1980 emette i voti perpetui e viene ordinato presbitero. Nel 1984 arriva in Brasile, successivamente destinato a Cacoal in Rondonia, dove prende a cuore la problematica indigena della ripartizione delle terre. Pochi giorni dopo la sua uccisione Papa Giovanni Paolo II parlerà di lui come un “martire della carità”.

La Casa padovana dei Comboniani raccoglie una decina di padri: pregano e raccolgono soldi per le missioni, in Africa e nel Terzo mondo. I postulanti, così si chiamano i giovani che entrano nell’istituto religioso padovano sono in calo rispetto agli anni ’80, come del resto si registra per i sacerdoti e per i frati. Ma le missioni proseguono e le terre problematiche non mancano. La congregazione venne fondata da Daniele Comboni (1831-1881): nato da un’umile famiglia di braccianti, entrò nell’istituto aperto a Verona da Nicola Mazza per l’educazione dei poveri. Molti padovani sono affezionati all’istituto religioso e sostengono la loro attività che, a parte lo spiacevole episodio di padre Citterio è fondata principalmente su azioni caritatevoli.

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