«Scrovegni ostaggio del centrodestra»

di Elio Armano (*)
Stanno “uccidendo Giotto”…
Campeggia un titolo cubitale sull’ultimo numero di Panorama, settimanale berlusconiano, a firma del sempre apocalittico Vittorio Sgarbi con 101 righe di testo, 34 di didascalie e una foto aerea del Piovego con delittuosi misfatti cerchiati in rosso. Peccato che in tanta dovizia di allarmistica denuncia vengano omessi gli autori di cotanto imperdonabile sfacelo, dovuto, secondo il critico, all’ansia di cementificazione di ogni spazio libero intorno alla Cappella degli Scrovegni, che tutto il mondo giustamente ci invidia.
Sgarbi piace (a chi piace) anche perché pare sempre arrivare provvidenzialmente senza macchia e senza paura, come nei film western di una volta con i killer giustizieri che per un pugno di dollari liberavano dal male poveri e indifesi cittadini bisognosi di un professionista dal cuore puro…
Ma se non sono chiari i “cattivi”, che non si nominano forse per aumentare di suspence e pathos la reprimenda, non meno chiari sono i committenti e gli informatori dell’implacabile giustiziere.
Ragioni anagrafiche e antica conoscenza diretta delle storie raccontate mi autorizzano a dare qualche contributo, nonostante la consapevolezza che niente possa valere contro la faziosità.
“L’orrido avancorpo” degli Eremitani? I padovani di oggi non lo ricordano più, ma se è stato abbattuto non è stato per decisione di un certo Zanonato? Poi, chi ha bandito un concorso per colmare quel “perfetto vuoto” è stato il sindaco Giustina Destro, mettendo alla testa della giuria proprio Vittorio Sgarbi, che non risulta essersi tirato indietro e che non si è salvato bocciando tutti…
Ricordare poi il passaggio del “trenino” in Prato della Valle, che niente c’entra con Giotto, è esilarante. Viene alla mente la ridicola inaugurazione del mezzo tirato da un trattore e … guidato nientemeno che da Berlusconi...
Torniamo a Giotto e dintorni. Il monumento alle vittime delle Torri Gemelle di Libeskind? A volerlo in quel sito (e non è una porcheria) furono Giancarlo Galan e la Destro, cosa che so bene per il coinvolgimento diretto che vi ebbi.
“L’accerchiamento di Giotto” e “l’horror vacui”, come lo chiama Sgarbi, da qualsiasi parte lo si guardi, chiama in causa chi ha amministrato la città, la Provincia, la Regione, quando Sgarbi era nelle grazie di Berlusconi, del cui governo fece persino parte…
Diciamocelo chiaro e tondo: tutta questa bagarre è nata dalla ottusa volontà di sabotare il progetto dell’auditorium, così che pare riuscito, strumentalizzando il povero Giotto da tempo allagato di suo…
Chi a Sgarbi e ad altri ha raccontato dei grattacieli di Podrecca nel PPI, là dove un tempo c’era l’enorme e minaccioso gasometro, ha omesso di dichiarare le proprie responsabilità: e vale in primis per quel Giuliano Pisani che sedeva come assessore alla cultura nella giunta Destro, che come volle fortemente il dimenticato assessore Riccoboni, commissionò all’architetto viennese le scelte che oggi si contestano, dopo che si è cambiato casacca per diventare instancabile oppositore dell’auditorium di quel Zanonato e di quel Pd che lo avevano generosamente accolto e riciclato.
Inezie tralasciando, non si dimentichi infine come, sempre in quella fase politica di centrodestra, l’area di piazzale Boschetti venne trasformata da “verde” in edificabile. Non lo spirito santo, ma Galan, Casarin e Destro fecero una variante blitz (va ricordato un esposto alla Magistratura di Ivo Rossi) per consentire l’edificazione, tramite un concorso di una nuova sede della Provincia e vi si rinunciò poi, ma senza rinunciare (sic!) alla cubatura, per comperare da noti immobiliaristi un mare di uffici vuoti alla “Cittadella” della Stanga…
Finiamola qui, ma pronti se necessario a ritornare con più dovizia di prove.
Una cosa va domandata, anzi gridata: a quei tempi forse non esistevano la Cappella degli Scrovegni e gli affreschi di Giotto? Forse che a quei tempi non esistevano la micidiali falde che passerebbero sotto il fiume Piovego?
Caro Sgarbi, si parla tanto di cultura, ma a Padova, dove peraltro hai curato mostre egregie, cerca di non cadere nei trappoloni proprio di chi la cultura nega, e invece ci ha lasciato in eredità fin troppo “cemento legalizzato”.
(*) artista e scultore, 68 anni, ex sindaco di Cadoneghe, ex consigliere regionale del Pci
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