«Se non mi ridà i soldi, lo trito» Le minacce al faccendiere

Nel mirino dell’ex boss Nicitra c’era anche il padovano finito ai domiciliari Doveva restituire un debito al capo della banda, tentò la fuga in Irlanda 

Un rapporto criminale che non era solo rose e fiori quello tra Salvatore Nicitra, re dei videopoker e boss di Roma nord, legato per affari alla banda della Magliana, e Luciano Patitucci, 52 anni, imprenditore-faccendiere esperto in riciclaggio all’estero, residente a Ponte San Nicolò, da martedì agli arresti domiciliari. Come evidenzia l’inchiesta della Dda di Roma (38 arresti) Patitucci era “terrorizzato” da Nicitra che esercitava su di lui pressioni psicologiche e minacce. Il motivo? I soldi, nello specifico 500 mila euro prestati a Patitucci con il duplice scopo di finanziare un’operazione imprenditoriale da cui entrambi avrebbero dovuto ricavare utili e di riciclare, mediante operazioni finanziarie estero su estero, il denaro provento delle attività delittuose commesse da Nicitra e dal suo sodalizio. «Gli ho dato 500 spicci, 500 spicci», dice Nicitra in una conversazione del 27 novembre 2014 con un accanito giocatore della sua sala giochi di Roma. Conversazione da cui emergono i metodi minacciosi e violenti utilizzati negli ultimi incontri con Patitucci: «mo da ieri...penso che l’ha capito! mo adesso è terrorizzato eee...vuole sistemà la cosa quanto prima. . me lo ha detto che stanotte non ha dormito». Alla domanda del giocatore su cosa sarebbe successo se Patitucci non avesse restituito i soldi Nicitra risponde: «Eh niente me lo devo inc...», ribadendo più volte il concetto e concludendo «sono obbligato», riferendosi alla perdita di credibilità criminale qualora non fosse intervenuto. La mancata restituzione del capitale evidentemente preoccupava il re dei videopoker che, in un’altra conversazione, fa capire come stesse, con svariate intimidazioni, imponendo a Patitucci di vendere le sue proprietà immobiliari per saldare il debito: «Adesso gli ho detto che deve vendere tutte le sue proprietà...compresa la casa all’Appia...i capannoni...le due case della società». L’artifizio utilizzato poi per consentire all’imprenditore-faccendiere di restituire il prestito ricevuto era quello di inserire la figlia di Salvatore Nicitra, nella compagine societaria in modo da giustificare il trasferimento di denaro sotto la causale “rientro capitali”. Sempre Nicitra in un’altra conversazione annuncia le gravi conseguenze cui sarebbe andato incontro Patitucci qualora non fosse stato restituito quanto dovuto: «... Per il momento sto subendo poi quando se arriverà il momento di rottura lo secco...per il momento sto cercando di usare la diplomazia». Anche alla figlia, Nicitra sottolinea le pressioni esercitate su Patitucci, sostenendo che se la vicenda fosse accaduta 20 prima avrebbe fatto una brutta fine: «Se mi beccava 20 anni fa lo tritavo, non puoi capire quello che gli avevo già fatto e quello che gli continuavo a fa’». A fronte delle continue minacce Patitucci nella primavera del 2015 si rifugia in Irlanda, a Dublino. Una fuga che blocca il riciclaggio internazionale in piedi con Nicitra. Operazioni che riprendono un mese dopo col rientro in Italia di Patitucci. —

Alice Ferretti

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