Sentirsi un po’ inglesi all’ora del tè

Ad Asolo la lezione di mister Bentley tra porcellane e irresistibili scones
Di Valentina Calzavara

«L’amore comincia con un sorriso, cresce con un bacio e finisce con un tè» recita un proverbio, ma per mister Michael Bentley, esperto di “nobili formalità”, arrivato direttamente da Londra per importarle in Italia, l’arte dell’“english afternoon tea” è una questione di stile, bon ton e romanticismo. Un’iperbole di buone maniere che richiede sapienza e precisione, a partire dalla miscela che fa al caso proprio, perché quello che finisce nella tazza non è cosa di poco conto, vietato sbagliare.

Mister Bentley lo sa: per più mezzo secolo ha lavorato negli hotel più prestigiosi di Francia, Svizzera e Inghilterra. «Sono nato e cresciuto in un albergo» racconta «da giovane andai a lavorare all'hotel Aigle Noir di Fontainebleau e poi a Losanna e al Savoy» ricorda. Non da ultimo è stato manager del Claridge’s di Brook Street, direttore del Ritz di Londra e infine ambasciatore del Mandarin Oriental Hyde Park. Un curriculum che lo ha reso un esperto assoluto dell’accoglienza. Un’arte che, allo scoccare delle 16, prende forma attraverso raffinati servizi di porcellana, vassoi in argento e caraffe fumanti.

«Esistono centinaia di tipi di tè, il mio preferito è coltivato alle pendici dell’Himalaya, raccolto lontano dalle ore assolate, di modo che le foglie non si brucino. Io lo chiamo lo Champagne del tè» dice Bentley mentre avvicina tutto l’occorrente per dare avvio alla cerimonia davanti agli ospiti dell’albergo “Al Sole” di Asolo, arrivati nel week end per una delle sue lezioni, condotta insieme a Tony Giacomin.

«La prima regola è dire addio a zucchero, limone e alla bustina del supermercato. E, vi prego, non scaldate l’acqua nel microonde». Mantiene l'aplomb, ma si capisce che alcune pratiche, viste in Italia, lo hanno lasciato quantomeno perplesso. Chiariti i fondamentali, procede con la preparazione. Con l’acqua scalda la teiera, quindi inserisce quattro cucchiaini di foglie, tante quanti sono gli ospiti , più uno per la teiera stessa. Versa l’acqua bollente e attende per due, tre minuti. «Questa pratica è stata introdotta in Inghilterra dalla duchessa di Bedford, nel 1840. Fu proprio lei, alle 4 di un pomeriggio, a chiedere alla servitù di portarle del tè con una fetta di pane e burro e un pezzo di torta alla frutta. Il giorno successivo invitò i vicini di casa e la moda si diffuse a poco a poco in tutto il Regno Unito». Una tradizione che prosegue ancora oggi, nelle campagne inglesi come a Buckingham Palace. Sembra proprio che la regina Elisabetta non possa farne a meno accompagnando l’infuso con i più tradizionali sandwich al cetriolo. «L’abbinamento è il top dell’english tea aristocratico» conclude Bentley. «Io consiglio di mettere un goccio di latte dopo aver versato il tè, Sua Maestà invece lo versa come prima cosa nella tazza e, se lo fa lei, dobbiamo ritenere che sia la scelta migliore».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova