Serata d’incontro con l’Africa, a Battaglia dominano i colori

Una sfilata di moda di abiti africani, organizzata dalle associazioni e dalla parrocchia per favorire l’incontro e il dialogo con la comunità di immigrati

Cucina, tradizioni e anche una sfilata di moda con i vestiti tipici dell’Africa. È quanto andato in scena a Battaglia Terme, nella serata organizzata da varie associazioni assieme alla parrocchia. La serata è iniziata con la celebrazione di una messa dai ritmi africani: le donne africane dell’associazione «Ebène» hanno animato la messa con canti in lingua madre e strumenti tipici. È stata un’occasione anche per salutare padre Benoit, responsabile da 6 anni della comunità africana della diocesi di Padova, che ha celebrato la messa e che tra pochi giorni lascerà l’incarico per ritornare in Costa d’Avorio.

Dopo la messa un breve laboratorio di cucina: le donne africane hanno spiegato due dei dolci tipici africani, delle frittelle e un dolce freddo preparato con yougurt, latte e cous cous. Dessert che sono stati serviti dopo la cena comunitaria. Ma il momento clou della serata è stato dopo la cena, quando è stato il momento di un vero e proprio tuffo nel continente africano! Il tutto è iniziato con le presentazioni. Ebène Associazione Donne Africane vuole promuovere, attraverso le donne africane che vivono in Veneto e in particolare a Padova, attività culturali a favore di un'integrazione sana e armoniosa, per creare occasioni d’incontro tra italiani e stranieri. Ebène significa “ebano”: quando un uomo africano vuole fare un complimento ad una bella donna africana le dice che è bella come l’ebano. L’ebano infatti è un legno africano molto pregiato, da cui deriva proprio il nome dell’associazione.

E belli da lasciare senza fiato erano i vestiti africani presentati durante una sfilata di moda. Ogni abito particolare e diverso, ben spiegato da una donna dell’associazione che ne metteva in risalto caratteristiche e significati, provenienza e fattura. Vestiti dal Camerun e dal Marocco, dal Congo e dalla Nigeria, con colori sgargianti e vivaci mai messi a caso. Anzi i disegni e i colori riportati nella stoffa hanno significati diversi, come anche il modo di portare i vestiti. C’è ad esempio l’abito pieno di occhi, si chiama “L’occhio del rivale”, lo indossa la donna sposata quando pensa che il marito abbia messo gli occhi su qualche altra donna, per dirle che è sotto controllo! Oppure il vestito “Fleur du mariage” realizzato con una stoffa con disegnati tanti fiori, un abito questo che può indossare solo la donna prossima alle nozze o appena sposata. Può essere anche dato in dono dall’uomo che non ha il coraggio altrimenti di chiedere alla donna di sposarsi.

La stoffa in origine è lunga ben 6 metri. Se ne ricavano 3 parti uguali: una per la gonna e una per la casacca. La terza viene lasciata libera, così com’è, per usarla come foulard, per metterla in testa sotto ad un peso, come marsupio per i bimbi piccoli, o ancora legata in vita quando la donna sposata non vuole mettere in mostra le sue forme.

Tra un vestito e l’altro, anche alcune poesie di artisti africani. Particolarmente toccante quella dedicata a Lampedusa, scritta da un africano sbarcato anche in lui in quell’isola, che oggi vive a Milano e fa lo scrittore. Naturalmente il pensiero è andato a Papa Francesco e alla sua recente visita: un dono per tutti.

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