Sfrutta i tempi biblici della giustizia. Alla maga Marghot pena prescritta

In 14 anni non sono stati completati i tre gradi di giudizio. Ma dovrà risarcire 72 mila euro alle vittime

Il caso.

Tra polveri pseudo-magiche, riti esoterici e scaccia-malocchio, predizioni di imminenti sciagure evitabili solo grazie alle sue arti prodigiose, pagate a prezzo salatissimo, alla fine i clienti non avevano ottenuto i benefici sperati ma era andata peggio a maga Marghot, all’anagrafe Loretta Luigina De Santi, 61 anni, originaria di San Martino di Lupari, dove oggi è tornata a vivere, condannata nell’aprile 2009 a tre anni e tre mesi di carcere per truffa aggravata e continuata nonché per il furto di un bancomat ai danni di un dipendente della tivù La 9. Un processo in primo grado durato due anni e mezzo.

Salvi i risarcimenti

Tutto azzerato, senza l’aiuto di sortilegi o fatture. È bastata la lentezza della giustizia italiana che ha impiegato ben 10 anni per arrivare al giudizio d’appello. Ma di anni ne sono trascorsi addirittura 14 dall’epoca in cui sarebbero stati commessi i reati, tra il febbraio e il dicembre 2005.

Tempi biblici quelli della macchina giudiziaria del nostro Paese che, in quasi tre lustri, non è nemmeno riuscito a definire penalmente la vicenda, mentre la legge prevede che, decorso un determinato periodo (in questo caso circa 7 anni e mezzo dalla commissione del primo reato contestato), scatta la prescrizione: significa che l’azione penale non può più essere esercitata, anche se non sono stati completati i tre gradi di giudizio.

Da tempo era noto che i reati erano prescritti. Tuttavia l’udienza d’appello è stata celebrata per un motivo semplice: quattro delle sette vittime, che avevano denunciato maga Marghot, si erano costituite parte civile. Il risarcimento non può essere cancellato dalla prescrizione se le parti offese si presentano in aula per far valere i loro diritti. Così si è svolta l’udienza davanti alla prima sezione della Corte d’appello di Venezia che ha preso atto della prescrizione sotto il profilo penale (azzerando la pena a carico dell’imputata) ma ha confermato il ristoro di 72.600 euro complessivi riconosciuto (in primo grado) alle vittime tutelate dall’avvocato Domenico Zanon. Casa e studio a Mestrino all’epoca dei fatti e uno spazio fisso in tivù concesso (a pagamento) da La9 dove aveva pure derubato un dipendente: Marghot non era nuova ai guai con la giustizia fin dagli anni ’90 sempre per il sospetto di aver spillato soldi giocando sui suoi “poteri” in grado di attirare persone in difficoltà.

Persone alle quali prospettava morti atroci e sfortune incredibili.

L’attività magica

La tecnica era consolidata: grazie alla trasmissione accalappiava il cliente fornendo una consulenza gratuita, poi l’invito nel suo “studio”. «Vidi la maga in tivù e decisi di farmi leggere le carte... Le raccontai della mia fidanzata. Le chiesi se ci saremmo rimessi insieme...» raccontò un operaio dell’Alta padovana che ha ottenuto un risarcimento. «Marghot mi disse che la mia ex sarebbe entrata nel giro della prostituzione... Mi suggerì delle sedute esoteriche». Il conto superò i 31 mila euro, ma altre disgrazie erano state preannunciate come la morte del padre per un tumore e del fratello in un incidente. Disgrazie evitabili con nuovi incantesimi pagati ben 14.500 euro. Nel 2018 maga Marghot è stata denunciata per circonvenzione d’incapace, un compaesano ultrasessantenne sedotto e abbandonato dopo avergli scucito un po’ di soldi. —
 

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