Simioni: «Centinaia le azioni disciplinari ma rivendico l’onestà dei nostri medici»

L’intervista «Sul versante dell’etica e della deontologia professionale non faremo sconti a nessuno. Abbiamo centinaia di fascicoli disciplinari aperti, agiremo senza indulgenza a tutela dei pazienti...

L’intervista



«Sul versante dell’etica e della deontologia professionale non faremo sconti a nessuno. Abbiamo centinaia di fascicoli disciplinari aperti, agiremo senza indulgenza a tutela dei pazienti e a salvaguardia della categoria medica che, in larghissima maggioranza, è composta da persone capaci che lavorano con passione e certo non meritano di essere confusi con i disonesti». Parole di Paolo Simioni, docente universitario, ematologo e presidente di un “colosso”, l’Ordine di Padova, che conta ottomila medici, chirurghi e odontoiatri.

Il caso Litta e i “furbetti del cartellino”, il contestatissimo concorso per la cattedra di Ginecologia e la lite Medicina-Regione sulle consulenze. C’è una questione morale che investe i camici bianchi?

«Si tratta di casi distinti, non voglio minimizzarli ma rifiuto le generalizzazioni. A volte, penso alle timbrature in Azienda ospedaliera, si tratta di questioni modeste legate perlopiù a dimenticanze, non stiamo parlando di gente che è andata a fare la spesa in orario i servizio; in altri casi la situazione è preoccupante e assume risvolti penali. Le consulenze? Alcune sono legittime, altre no: le regole ci sono e vanno applicate senza deroghe. Quanto al “concorso della discordia”, come lo chiamate voi, io esprimo fiducia nei confronti dei commissari del Bo chiamati a valutare l’ammissibilità dei candidati».

Nel concreto, che iniziative assume l’Ordine per indurre a maggior rigore la categoria e prevenire gli illeciti?

«Per cominciare, abbiamo istituito una scuola di etica medica, la terza in Italia, che forma i partecipanti sui temi di carattere generale ma anche sulle regole del comportamento quotidiano. Poi abbiamo avviato i “week end della comunicazione” dove lavoriamo al dialogo e alla trasparenza, tra colleghi, con i malati e con i loro familiari. Queste iniziative hanno suscitato ampia partecipazione, è un segnale incoraggiante. Detto ciò, noi non siamo investigatori però manteniamo una collaborazione costante con la Procura e il Tribunale per conoscere i fatti, quelli divulgabili almeno, e agire di conseguenza, oppure per segnalare gli elementi a nostra conoscenza di interesse giudiziario».

La sensazione è quella di una certa disinvoltura, soprattutto nelle figure apicali, tutt’altro che insensibili all’arricchimento facile...

«Guai a fare di ogni erba un fascio, potrei farle mille esempi di colleghi straordinari, che lavorano con abnegazione e concepiscono l’attività medica come una missione civile. Gli esempi negativi ci sono ma non devono oscurare una verità importante: Padova e il Veneto dispongono di una sanità invidiabile, che cura tutti allo stesso modo, a prescindere dal reddito e dal prestigio. Per lavoro, io mi occupo delle dinamiche della coagulazione del sangue e mi capita di girare il mondo e visitare gli ospedali; in tanti Paesi, ammalarsi senza una carta di credito ben fornita è una tragedia, qui invece assicuriamo la “democrazia della salute”. È un traguardo di civiltà che ci fa onore. Purtroppo, il serio lavoro quotidiano non fa notizia quanto gli scandali».

Quali sanzioni vi capita di comminare e quali sono le fattispecie più frequenti?

«Il ventaglio comprende la negligenza, la scarsa comunicazione e il rapporto inadeguato con i pazienti, le situazioni risarcitorie e poi, naturalmente, i fatti di rilevanza civile e penale. Quando apriamo un fascicolo, le misure disciplinari possibili sono l’avvertimento, la censura, la sospensione e infine la radiazione dall’Ordine. Le prime sono le più frequenti ma spesso accade anche che i procedimenti vengano archiviati per inconsistenza degli addebiti. Sull’etica non si transige però siamo garantisti: ascoltiamo sempre le ragioni dei colleghi e chi non condivide le nostre decisioni può ricorrere in commissione d’appello e in Cassazione».

Tre anni di presidenza, ora il secondo mandato fino al 2020. Tanti grattacapi. Qualche soddisfazione?

«Il nostro è un lavoro totalizzante che esige molto ma regala grandi gratificazioni sul piano umano e professionale. Mi piace spendere una parola per la nuova generazione dei nostri medici: giovani, bravi, entusiasti, credono in ciò che fanno e non lesinano energie. Ecco, sono orgoglioso di loro». —

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