Sindaco, le primarie di un signor nessuno

A volantinare con Gianluca Miniscalco, uno qualsiasi abbastanza pazzo da insegnarci qualcosa
Di Emilio Randon
RANDON - GIANLUCA MINISCALCO FUTURO SINDACO DI PADOVA
RANDON - GIANLUCA MINISCALCO FUTURO SINDACO DI PADOVA

Gianluca Miniscalco, volantina e si presenta: «Permette, sono il futuro sindaco di Padova, possiamo scambiare due parole? Qui con me c’è anche il direttore del Mattino di Padova». Con noi, per la verità, c'è anche il fotografo del Mattino di Padova, ma ha la Nikon al collo e con lui è più difficile spacciarlo per editore del giornale.

Si va comunque avanti e colpevolmente, non riuscendo a smentire in tempo utile la smargiassata, un po’ perché siamo per la cultura dell'aiutino e poi perché ci lega il dovere della solidarietà alle cause perse, più forte quando è manifestamente pazza, come in questo caso.

Ma come gli è venuto in testa a costui di proporsi sindaco di Padova? Ok, avete già la risposta. E allora chiedetevi perché la stessa idea non viene a ciascuno di noi? Ci torneremmo, ma detto questo e complici dell'imbroglio, scusandoci ancora, siamo sicuri che se ce la fa Gianluca Miniscalco di Maserà, 41 anni, ex soldato in Albania, ex donatore di sperma a Berlino, salvatore di bambini in procinto di annegare (è successo, 2010, laghetto di Santa Croce) attualmente occupato a guidare il camion quindi camionista sulle strade del Veneto, se ce la fa lui dicevamo, a noi la qualifica di direttore non ce la leva nessuno.

Ammirati quindi, familistici e amorali, in omaggio ai cinque minuti di celebrità garantiti da Andy Warhol e perché i re per una notte esistono davvero, seguiamo la campagna elettorale di quest’uomo sapendo che nessuno ce l’ha mai fatta senza esagerare un po’. Chi è diventato qualcuno senza mai averlo prima immaginato?

Gianluca Miniscalco, sindaco di Padova quindi lo è già un po’, in piazza della stazione, per immaginazione, alle sei di sera, la domenica prima dell’alluvione. «Piacere, sono il prossimo sindaco di Padova. Lei si sente sicuro?» Sicuri di che? Tutti lo guardano come nascondesse una pistola. Ovvio che nessuno si sente sicuro, non lo sono le ragazzine vestite Vodafone, anche loro a volantinare davanti al negozio, il lavoro non è sicuro, non lo è quello dell'addetto alla reception dell'hotel Grande Europa. Si sente sicuro? «Un momentino che chiamo il direttore». No grazie, non c’è bisogno di un altro direttore per sapere della sua sicurezza, della nostra, di quella di tutto l’Occidente di cui già parla l’albergo, lo splendido isolamento in cui si staglia davanti alla stazione (l'unica in Italia inaccessibile alla macchine), lussuoso e altero quando a Padova scendevano i sovrani, adesso perso in mezzo a un'umanità brulicante e famelica, quasi sempre nera, che non sta ferma mai, come il mare di Genova di Paolo Conte.

Tra quelli senza permesso di soggiorno, Gianluca Miniscalco, volantina sapendo che i certificati elettorali non arriveranno mai. Ma non è questo il punto. «Ragazzi, il prossimo sindaco di Padova vuole avere un buon rapporto con voi, scrivetemi, leggete il mio programma. Con me le cose cambieranno e dovrete rigare dritto».

Il programma. “Sicurezza”, “Rispetto ed accoglienza”, “Pulizia del Bacchiglione per i disoccupati”, “Multa di 5 mila euro a chi trasgredisce”, più altre cose più specificatamente amministrative quali l’asfaltatura delle strade ed altre più misteriose e suggestive come «orari diversi tutti i giorni per gli uffici comunali, escluso il sabato qualora non ci fosse una necessità improrogabile».

Un tribuno della plebe dal cuore puro e scombiccherato, candido e già ingaglioffito, insinuante e compromissorio con la stampa quanto perentorio e leale con gli elettori, quindi già un politico, di realizzazione immaginaria ma non molto diverso da quelli che ce l’hanno fatta.

In tempi di primarie va rispettato. Parla di noi, a noi ricorda che se non ci candidiamo a sindaci di Padova è perché non ci crediamo (mancanza di fede), perché lo riteniamo inutile (peccato nichilista), o peggio perché pensiamo che bisogna essere raccomandati anche per fare il sindaco di Padova (corrotti ab ovo). Il che è esattamente vero: per fare il sindaco bisogna farsi raccomandare dagli elettori, quello che Gianluca Miniscalco di Maserà cerca di fare da solo in splendida solitudine.Sicuri allora? Mah, non lo è la violoncellista in attesa del treno per Mestre che ci caccia via (c'è il borseggio, la rapina, la rapina impropria e c’è anche lo scatto di fotografie non autorizzate). Non lo è la signora bionda in bicicletta, molto francese, molto Paris, che non ci caccia via e che anzi si ferma volentieri a chiacchierare con i cataloghi di Kandinsky e Klein che sputano dal cestino. «Ho paura ogni volta che devo salire sul cavalcavia dell’Arcella. E non c’è sindaco che tenga, così è e così sarà, sempre peggio. C’è un sindaco che ferma la deriva dei continenti?». Non è sicuro lo scommettitore dentro la ricevitoria Snai però gioca. «Voterebbe per me sindaco di Padova?». Dipende. «Da che?» Dalla scommessa che si fa. «Dalla posta» spiega placido lo scommettitore «il premio è sempre la posta. Nel caso di un politico mi basterebbe che mantenesse quanto promette, ma non succede mai, è più facile vincere con i cavalli».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova