Sono 55 gli uomini commemorati nelle steli diffuse nel territorio
Sono 55 i Caduti sannicolesi della Prima guerra mondiale tra uccisi in battaglia (la maggioranza), morti a seguito di ferite o malattie e dispersi. Nel monumento ai Caduti di piazza Liberazione, a Ponte San Nicolò, che dovrebbe teoricamente riunire tutti i Caduti delle frazioni, non compaiono però quattro morte riportati invece nella lapide di Roncajette, come non è presente Schiavon Luigi, di Roncaglia, il cui nome è invece inciso nella lapide della chiesa di san Basilio. 18 i nomi pianti a Roncajette, 17 quelli incisi solo sul monumento di piazza Liberazione provenienti dunque dal capoluogo. 12 i Caduti a Rio, 9 a Roncaglia, anche se il nome di Antonio Varotto, del 1° bersaglieri compare in entrambe le lapidi.
Complicate le ricerche: a Ponte San Nicolò, infatti, l’archivio comunale è stato bruciato ben due volte dai partigiani negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale. Molti dei nomi non risultano nell’archivio del ministero della Difesa, ma solo sulle lapidi e tra le pagine ingiallite degli archivi parrocchiali. Tra i Caduti del capoluogo troviamo Cristiano Benetello, figlio di Pietro, del 13° reggimento bersaglieri, nato il 3 maggio 1886 e morto di malattia il 6 agosto 1915 nella 28° sezione di sanità. C’è Angelo Caporello, figlio di Rocco, del 6° reggimento del genio, nato il 20 agosto 1884 e morto il 23 settembre 1916 a Cividale per le ferite riportate in combattimento. Tra i nomi anche quello di Orazio Cappellato, figlio di Pietro, del 155° reggimento di fanteria, nato l’11 febbraio 1891 e morto il 6 settembre 1915 sul monte San Michele. Filippo Cecchinato, figlio di Giovanni, del 18° artiglieria da campagna, nato il 19 dicembre 1895 a Padova, è morto il 10 febbraio 1918 in prigionia per malattia. Ilario Forin, figlio di Oreste, del 5° della compagnia di sanità, nato il 30 ottobre 1893, è morto il 22 ottobre 1916 nella 35° sezione di sanità per le ferite subite in combattimento. Marino Franco, figlio di Carlo, del 6° reggimento alpini, nato il 9 marzo 1898, è morto sull’altopiano di Asiago il 3 novembre 1917. Stefano Molena, figlio di Valentino, unica medaglia (d’argento) al valor militare di Ponte San Nicolò, caporal maggiore del 2° reggimento fanteria, è nato il 25 settembre 1897 ed è morto sul Piave il 28 ottobre 1918, pochi giorni prima della conclusione del conflitto. Giovanni Novello, figlio di Giuseppe, del 37° reggimento fanteria, nato il 3 luglio 1895, è risultato disperso il 12 novembre 1915 in combattimento sul medio Isonzo. Giuseppe Schiavon, figlio di Girolamo, del 9° reggimento fanteria, nato il 22 maggio 1888, è morto sul Carso il 9 agosto 1916 a seguito delle ferite riportate in battaglia. Antonio Zambolin, figlio di Felice, del 36° reggimento di artiglieria campale, nato il 5 maggio 1891 a Vigonza è morto a Padova il 10 novembre 1918, a sei giorni dalla fine della guerra, per malattia. Restando sulla lapide del capoluogo, dubbia l’individuazione di Giuseppe Boscaro: non trovati sugli archivi di stato invece i nomi di Luigi Biasini, Giuseppe Cecchinato, Giuseppe Michieli, Eliseo Paccagnella e Isidoro Toffanin.
Due chilometri e mezzo più a sud, nella lapide sulla chiesa dedicata a San Fidenzio, a Roncajette, i morti in combattimento, i morti per malattia e i dispersi sono riuniti in tre liste distinte. Nella prima, c’è il sergente Giovanni Nardo, figlio di Felice, nato il 12 agosto 1885, morto il 1° luglio 1916 nell’ospedale da campo numero 206 in seguito all’inalazione di gas asfissianti. Segue il caporale del 1° reggimento alpini Giuseppe Cappellato, figlio di Carlo, nato il 16 gennaio 1898, morto in realtà per malattia in prigionia il 3 novembre 1918, esattamente il giorno prima della firma dell’armistizio. C’è poi Sante Bacco, figlio di Ferdinando, soldato del 117° fanteria, nato il 4 giugno 1989, disperso sul Carso il 4 settembre 1915. Paolo Giacometti, figlio di Carlo, soldato del 2° reggimento del genio, nato il 7 agosto 1892 è morto il 5 dicembre 1917 a Melme per le ferite riportate in combattimento. Segue Pietro Gallinari, figlio di Sante, del 230° fanteria, nato il 1° novembre 1894 e morto il 18 marzo 1918 in prigionia per malattia. Vittorio Scolaro, infine, del 2° reggimento granatieri, nato il 24 agosto 1867, è morto il 28 ottobre 1915 sul monte Sabotino. Di Francesco Artusi, indicato nella lista, difficile trovare un’identificazione certa tra gli archivi del Ministero. Nell’elenco dei morti per malattia, viene ricordato Giovanni Albertini, figlio di Pietro, soldato del 57° reggimento fanteria, nato il 29 aprile 1878 e morto per malattia l’8 luglio 1918, all’età di 40 anni, nell’ospedale da campo numero 138. Emilio Scolaro, figlio di Fortunato, soldato del reggimento artiglieria a cavallo, nato il 19 agosto 1892, è morto il 17 novembre 1818 a Pordenone per malattia. Di Francesco Riondato, Celestino Bertolin, Albino Rampado ed Ernesto Zamboin impossibile trovare informazioni. Tra i dispersi c’è Luigi Gallinaro, figlio di Valentino, nato nella vicina Casalserugo il 16 ottobre 1886, disperso il 10 ottobre 1916 sul Medio Isonzo. Bartolomeo Tebanini del 67° reggimento fanteria, nato il 21 agosto 1887, è risultato disperso il 24 novembre 1915 ad Oslavia in combattimento. Impossibile trovare informazioni su Luigi Gallinaro, Giulio Rampado, Ernesto Albertini e Giacomo Cappellato.
Dodici i nominativi sulla lapide a Rio: c’è Sante Buso, figlio di Stefano, del 55° fanteria, nato il 3 giugno 1894, mancato il 10 novembre 1915 nell’ospedale da campo numero 230 per malattia. Giovanni Crivellari, figlio di Agostino, della quinta compagnia di sanità, nato il 20 aprile 1890 a Codevigo, è morto il 29 luglio 1918 a Sanremo per malattia, anche se in questo caso l’identificazione non è certa. Antonio Ercolin, figlio di Bortolo, dell’ottavo reggimento alpini, nato il 23 luglio 1898 è morto il 2 gennaio 1919 a Padova per malattia, a due mesi dalla fine del conflitto. Massimiliano Moro, figlio di Pietro, del 202° fanteria, nato il giorno di Natale del 1887 è risultato disperso sul Piave, il 25 giugno 1918, in combattimento. Antonio Nicoletto, figlio di Pietro, del 280° fanteria, nato il 26 febbraio 1897, è mancato il 15 settembre 1917 nell’ospedale da campo numero 25 per ferite riportate in combattimento. Con lo stesso cognome, Giovanni Nicoletto, figlio di Fortunato, anche lui fante ma nel 71° reggimento, nato il 24 ottobre 1892, è morto il 6 aprile 1918 in prigionia per malattia. Agostino Varotto, figlio di Domenico, nato il 16 settembre 1879, è morto il 12 gennaio 1919, a quasi quarant’anni, nell’ospedale da campo numero 206 per malattia. Stessa sorte per Antonio Varotto, figlio di Luigi, nato il 10 luglio 1879, morto il 25 novembre 1918 a Trieste sempre per malattia. Impossibile individuare con certezza in archivio le sorti di Arturo Battanoli, Vincenzo Nicoletto, Valentino Schiavon e Pietro Toniolo. Infine, nella lapide a Roncaglia vengono riportati i nomi di Giovanni Bortolami, Luigi Schiavon, Augusto Farinazzo, Luigi Cognolato, Ermenegildo Schiavon, dell’Antonio Varotto presente anche a Rio, di Angelo Zoppello, Antonio Rossi e Giocondo Sabbion. In archivio individuati con sicurezza solo Augusto Farinazzo, figlio di Antonio, soldato del 13° cavalleggeri di Monferrato, nato l’11 settembre 1892, morto sul Carso il 10 ottobre 1916, ed Ermenegildo Schiavon, figlio di Luigi, del 117° fanteria, nato il 3 gennaio 1888, anche lui morto sul Carso il 29 dicembre 1916. (an.c.)
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