Sparito e rivenduto il ferro sotto la A31 Due padovani in aula

VO’. Meno ferro sotto l’A31 e l’ipotesi di truffa finisce a processo. E con essa anche un padovano. Il pubblico ministero Hans Roderich Blattner della Procura di Vicenza ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di sei persone, che dal prossimo febbraio dovranno presentarsi in aula per difendersi dalle accuse di truffa ai danni di un ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture e ricettazione.
L’INCHIESTA
Tra queste ci sono anche Mario e Romina Cestaro, 69 e 45 anni, il primo residente a Vo’ e la seconda a Noventa Vicentina. I due sono legale rappresentante (lui) e dipendente (lei) della Euganea Rottami spa, società di Orgiano finita nel mirino della magistratura vicentina. L’inchiesta coinvolge altre quattro persone: Antonietta Taddeo, 55 anni, di Isernia; Fabio Vacca, 34 anni, di Isernia; Fabio Fantozzi, 37 anni, residente a L’Aquila; Antonello Cifelli, 34 anni, di Isernia. I sei indagati, difesi dagli avvocati Rosetta Licciardello e Marco Dal Ben, sono accusati di aver orchestrato una truffa ai danni della società Autostrada Brescia-Padova, titolare dell’A31 Valdastico Sud che passa anche per un’ampia porzione di territorio padovano, dove ha due caselli (Santa Margherita d’Adige – oggi Borgo Veneto – e Piacenza d’Adige).
L’accusa
L’accusa è di aver sottratto, e poi fatto rivendere, del ferro che doveva invece essere sistemato nel fondo dell’autostrada. I quattro imprenditori del Centro Italia sono legati alla Costruzioni Generali Vacca Fabio & C. , realtà impegnata nel cantiere dell’autostrada che tocca anche la provincia padovana. Il quartetto, tuttavia, nel realizzare il fondo di un segmento autostradale avrebbe inserito il cinque per cento in meno di barre di ferro rispetto alle previsioni del progetto, che indicava 65 tonnellate di ferro d’armatura per ogni chilometro. In tutto sarebbero state “risparmiate” 65 tonnellate di ferro (per un controvalore di 36 mila euro), venute meno nel tratto di Agugliaro, dunque ai confini con il Padovano, dell’A31. I lavori erano stati eseguiti tra il 2012 e il 2013. C’è da sottolineare che la carenza di ferro non ha comportato problemi di sicurezza: il quantitativo “risparmiato” è stato troppo ridotto per causare serie conseguenze. Ma, se l’accusa sarà confermata, comunque di truffa si tratta.
IL RUOLO DEI PADOVANI
Fondamentale, nella rivendita del ferro (per un valore di almeno 36 mila euro), sarebbe stato il ruolo dei Cestaro: la loro società avrebbe acquistato e rivenduto il materiale sottratto dal fondo della Valdastico Sud. Secondo l’indagine del pm, i due erano a conoscenza del fatto che quel ferro era stato sottratto dal progetto, cantiere realizzato per conto dello Stato. Da qui l’accusa di ricettazione. La società Autostrada Brescia-Padova, supportata dal legale Fabio Pinelli, procederà probabilmente a una richiesta di danni. —
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