Stalingrado fu come l’Apocalisse la battaglia più feroce della storia

A Stalingrado si sono decisi i destini della seconda guerra mondiale. È stata la battaglia più cruenta del conflitto.
Fra l’estate del 1942 e gli inizi del ’43, Hitler e Stalin - due tra i più feroci criminali della storia - si affrontano in un duello all’ultimo sangue. Teatro dello scontro è la città che porta il nome del dittatore sovietico: Stalingrado. Hitler vuole impadronirsi del grano e del petrolio prodotti in Caucaso. Se vuole continuare la guerra di dimensioni planetarie che ha in mente, gli servono cibo per i soldati e benzina per i carri armati. Nell’ottica di questa grande operazione la conquista di Stalingrado è del tutto inutile. Il cancelliere nazista però è ossessionato dal suo nemico e decide di attaccare la città che ne porta il nome. Spezza a metà la forze destinate all’offensiva contro il Caucaso e ne spedisce una parte verso Stalingrado. La 6ª Armata del generale Friedrich Paulus attacca il 13 settembre 1942, mentre la Luftwaffe - comandata da Wolfram von Richthofen, cugino del Barone Rosso – riduce la metropoli ad un cumulo di macerie. Dentro la città è asserragliata la 62ª Armata russa guidata da un giovane generale, Vasilij ‹ujkov. La Wehrmacht rovescia contro di essa la sua debordante potenza. L’armata di ‹ujkov viene schiacciata lungo il Volga sulle cui acque, ogni notte, scivolano lenti i battelli che trasportano i rifornimenti destinati ai soldati russi. Gli attacchi si rivelano vani. Hitler è furibondo. Tra le macerie si combatte senza esclusione di colpi. È una «guerra fra topi»: i russi si dimostrano più forti. Fra le sinistre rovine il generale Paulus non può sfruttare in pieno la forza dei suoi Panzer né quella degli Stuka che picchiano dal cielo e rischiano di bombardare i loro stessi soldati. La notte poi, i sovietici si muovono come spettri colpendo i tedeschi senza pietà. Centinaiadi migliaia i morti. Quando i sovietici controllano ormai solo poche ridotte in riva al Volga, Hitler annuncia persino la vittoria. La tragedia di Stalingrado è al culmine. I sovietici contrattaccano e superano il Volga a destra e a sinistra della città. La 6ª Armata di Paulus – a cui Hitler ha vietato di ripiegare – è costretta a guardare i sovietici congiungersi alle sue spalle e intrappolarla in una sacca. Da assedianti, i tedeschi si trasformano in assediati. Nel gelo dell’inverno russo, i tedeschi si difendono disperatamente, in attesa di aiuti che non arriveranno mai. Paulus deve arrendersi. Hitler non lo sa, ma Stalingrado il nazismo ha subito una sconfitta di proporzioni tali da mutare il corso della guerra.
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