Studente chiede foto hot lo accusano 54 ragazze Il pm: «10 anni di pena»
È accusato di aver adescato, circuito, molestato via Facebook 54 giovanissime ragazze, convincendole a mandargli foto per partecipare a fantomatici concorsi di bellezza. Richieste di immagini sempre più spinte, sotto la minaccia di rendere pubblici gli scatti nel caso si fossero rifiutate di accontentarlo. Per lui è così scattata l’accusa di detenzione e produzione di materiale pedopornografico, introduzione abusiva nel sistema informatico, violenza privata.
Dieci anni di reclusione. A tanto, ieri, la pubblico ministero Elisabetta Spigarelli ha chiesto al giudice Stigliano Messuti di condannare il 23enne di Fossò Andrea Zuddas: una richiesta giunta al termine di un giudizio con rito abbreviato e che – dunque – concede all’imputato, in caso di condanna, uno sconto di un terzo della pena in cambio di un processo più celere, rispetto a quello in aula.
Le 54 ragazze che accusano Andrea Zuddas – studente universitario di Ingegneria informatica a Padova – hanno raccontato agli investigatori di essere state adescate su Facebook e su Messenger, convinte di mandare proprie foto per partecipare a concorsi di bellezza, su fantomatiche pagine social: “Ragazze per concorsi”, “Taggo gente bellissima”, “La sfida delle foto”, “Giadaautoscatti concorsi”. Naturalmente, inesistenti. Poi la minaccia di pubblicare le foto sul web, se non ne fossero arrivate altre, più intime. La sentenza del giudice Gilberto Stigliano Messuti è attesa per il 28 gennaio.
Se arriverà una condanna, sarà la terza per il giovane studente universitario, al momento in carcere su ordinanza di custodia cautelare firmata dal presidente dei giudici del Riesame, Luca Marini: Zuddas è già stato condannato a 2 anni e 4 mesi con il rito abbreviato per tentata violenza sessuale. «Non è stato lui, qualcuno ha usato i suoi dispositivi entrando nei social», era stata la linea difensiva sostenuta davanti al giudice dell’udienza preliminare. Lo studente era già stato arrestato nel 2014 per detenzione di materiale pedopornografico e condannato a 8 mesi. Con la sentenza di gennaio, comunque, non sarà finita: in questi giorni, gli è stato notificata la chiusura delle indagini per un altro procedimento, nato dalle denunce di altre 36 ragazze.
L’ossessione del giovane si trasformava in persecuzione per le ragazze, delle quali l’aspirante ingegnere informatico carpiva – stando alle accuse – le credenziali, entrando nei loro profili social. —
R.D.R.
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