Stupratore seriale, altre 14 vittime dell’ex carabiniere Dino Maglio
Quattordici vittime ufficiali provenienti da vari Paesi (Polonia, Canada, Portogallo, repubblica Ceca, Usa e Hong Kong). E chissà quante altre sparse nel mondo che, navigando nelle insidie della rete,...

Quattordici vittime ufficiali provenienti da vari Paesi (Polonia, Canada, Portogallo, repubblica Ceca, Usa e Hong Kong). E chissà quante altre sparse nel mondo che, navigando nelle insidie della rete, sono finite nella trappola organizzata dall’ex carabiniere di origini pugliesi Dino Maglio, 38enne stupratore seriale che indossava la divisa-simbolo del rispetto della legge. Il pm padovano Giorgio Falcone ha chiuso anche l’inchiesta-bis sugli stupri da catena di montaggio messi a segno dal carabiniere scelto che, per anni, ha lavorato tra la stazione dell’Arma di Teolo e il comando provinciale di Padova, oggi agli arresti domiciliari nell’abitazione dei genitori a Surbo, cuore del Salento alle porte di Lecce. È l’atto preliminare alla richiesta di spedire a processo Maglio che ha già sulle spalle una pesante condanna a sei anni e sei mesi di carcere per lo stupro di una liceale australiana, appena sedicenne, ospitata nel suo appartamento del quartiere Arcella dopo averla incrociata nel sito Couchsurfing. com. Da quell’indagine sono emerse altre sospette violenze rimbalzate nella rete con la diffusione
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degli articoli che riguardavano il carabiniere, capace di “pescare” le proprie vittime per lo più nel portale Couchsurfing, un servizio gratuito di scambio di ospitalità a livello internazionale, ma pure in altri social network come Facebook, Twitter, Instagram, Google Plus, Flickr, Badoo e Viadeo. Sono stati gli attivisti informatici di Anonymous e i giornalisti dell’Irpi (Investigative Reporting Project Italy) a ricostruire i profili fasulli che Maglio aveva creato per proporsi e attirare le vittime, puntando sul desiderio di scambi culturali. Così molte ragazze si sono rivolte all’autorità giudiziaria del proprio paese per presentare denuncia. Le querele, trasmesse in Italia, sono finite sul tavolo del pm Falcone che ha svolto tutti gli accertamenti tramite l’Arma dei carabinieri. Da qui la contestazione delle accuse: violenza sessuale aggravata dall’uso di liquidi alcolici o narcotici in modo tale da ridurre le vittime in uno stato di incoscienza e dall’abuso del rapporto di ospitalità; stato di incapacità di intendere e di volere procurato mediante la violenza di far bere a tradimento quelle bevande e infine tentata concussione. Il motivo? Il portale Couchsurfing funziona così: chi usufruisce di un alloggio gratuito, al rientro può scrivere un commento. Se il “voto” è positivo, il profilo dell’ospite sale in graduatoria e aumenta la possibilità di interscambio, se negativo si scende e diminuiscono le offerte. Maglio non ha esitato a minacciare tre ragazze, autrici di recensioni molto critiche: le avrebbe denunciate creando loro problemi con la polizia nel caso avessero rimesso piede in Europa. Vantava di poter raccogliere informazioni su di loro grazie ai dati acquisiti con il passaporto e il recapito del cellulare in qualità di carabiniere. Quando agganciava una “preda”, il copione era sempre lo stesso: Maglio garantiva la stanza esprimendo il desiderio di coltivare relazioni sociali nel mondo. Le ospiti arrivavano a Padova, lui si mostrava molto gentile il primo giorno, accompagnandole a visitare la città, poi la seconda sera offriva un vino “speciale” trattato con benzodiazepine o sonniferi. In pochi minuti la “preda” cadeva in un improvviso torpore, totalmente o parzialmente incosciente tanto che alcune ragazze non ricordano di aver subito violenze; altre, pur incapaci di reagire, si sono rese conto dello stupro. Le violenze contestate sono comprese tra il 4 aprile 2013 e il 28 marzo 2014.
Cristina Genesin
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